Ci sono tematiche su cui sono particolarmente sensibile. Una di queste è la lotta alla mafia (anche perché ho avuto dei parenti coinvolti direttamente). Ecco un pezzo che mi ha commosso, ed ecco perché in questo paese, in questa Sicilia, io non mi ci ritrovo.
(via Weissbach)
Diario poco personale e molto personalizzato delle mie idee e opinioni. Per ricordarmi di come ero.
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mercoledì 16 febbraio 2011
mercoledì 2 luglio 2008
Interpretazioni
Ora salta fuori che Berlusconi ha subito troppi processi. Quindi (consecutio logica, della nuova logica moderna) i giudici sono sovversivi. E non lo dice Berlusconi. Ma perfino alcuni "Riformisti". Come dice Malvino:
Potete pensare di Marco Travaglio quello che volete. Che sia un fascista, un esagerato, un tignoso, una persona a cui piace insultare, che passa il proprio tempo ad attaccare dei bersagli politici. Di Travaglio si puo' dire tutto. Ma non che non sia documentato. Ogni suo pezzo e' sempre pieno di fatti precisi e circostanziati. E i fatti si possono interpretare, certo, ma rimangono li' nella loro crudezza.
In questo pezzo, Travaglio ci dice che Berlusconi non e' stato sempre assolto con piena formula di "innocenza" nei suoi processi. Anzi:
Inoltre, Berlusconi non e' l'uomo piu' perseguitato d'Italia. Anzi.
Ora, questi sono fatti. Si possono interpretare, certo, ma sono fatti concreti. Ed e' per questo che alla fine apprezzo Travaglio: non per la sua acrimonia e i suoi attacchi. Ma per la sua disciplina di giornalista che lo conduce prima di tutto a documentarsi e a riportare i fatti, e i numeri se necessario. Al contrario di altri (Galli della Loggia per esempio) che si limitano a riportare voci prive di fondamento ("piu' di chiunque altro nella storia d'Italia", ammazza aho').
Berlusconi, mago dell'illusionismo, sta ancora una volta facendo credere agli italiani, anche di centro-sinistra, di essere un perseguitato. Probabilmente ci sta prendendo per stanchezza. Lo ha detto tante di quelle volte, ripetuto sempre e costantemente, che cominciamo a crederci. Ma cosa ci dicono i fatti? Possiamo sinceramente e onestamente sostenere che si tratti di un innocente perseguitato a causa della politica?
I fatti si possono interpretare, certo, ma rimangono li' e difficilmente si potranno cancellare.
Infine, concordo pienamente con Travaglio sulle urgenze del nostro sistema giudiziario:
Ma a me pare emblematico di come Silvio Berlusconi sia riuscito a comprarsi un pezzo di centrosinistra senza spendere un solo euro: associando ai suoi interessi privati il parere di chi pensa che la coerenza sia un sport per fessi. Voglio dire: questo Stefano Menichini non sarà certo un venduto, e scriverà in ottima fede le cose che scrive, senza secondi fini. E però che prova vivente di come l’Italia sia stata davvero cambiata da questo centrodestra, che ha solo quindici anni e sembra averne cento.
Potete pensare di Marco Travaglio quello che volete. Che sia un fascista, un esagerato, un tignoso, una persona a cui piace insultare, che passa il proprio tempo ad attaccare dei bersagli politici. Di Travaglio si puo' dire tutto. Ma non che non sia documentato. Ogni suo pezzo e' sempre pieno di fatti precisi e circostanziati. E i fatti si possono interpretare, certo, ma rimangono li' nella loro crudezza.
In questo pezzo, Travaglio ci dice che Berlusconi non e' stato sempre assolto con piena formula di "innocenza" nei suoi processi. Anzi:
Quasi nessuna afferma che fosse innocente, anzi quasi tutte lo dicono colpevole. Ma l'ha sempre fatta franca: due volte per amnistia; tre perché aveva depenalizzato il suo reato; altre volte perché i giudici si son rifugiati nell' insufficienza di prove (casi Guardia di Finanza e Squillante) o nelle attenuanti generiche con prescrizione incorporata (caso Mondadori), anche a costo di violentare la logica e le carte. Se finora è mancata la terzietà dei giudici, è perché erano appiattiti sull'imputato, non sul pm.
Inoltre, Berlusconi non e' l'uomo piu' perseguitato d'Italia. Anzi.
Berlusconi, per Galli della Loggia, ha subìto "un'immane mole di procedimenti giudiziari, più di chiunque altro nella storia d'Italia". Il Cavaliere ha avuto una trentina di indagini, da cui sono nati una quindicina di processi. Pochi, se si pensa che è stato iscritto alla P2, ha avuto in casa un mafioso travestito da stalliere, s'è fatto proteggere da un politico corrotto come Craxi, si porta appresso da 40 anni un noto corruttore di giudici come Previti e un celebre amico di mafiosi come Dell'Utri. Comunque c'è chi lo batte (a parte la Fiat che, con Mani Pulite, ebbe molti più arresti e perquisizioni che la Fininvest): Francesco Saverio Borrelli è stato iscritto 319 volte nel registro degl'indagati della Procura di Brescia, Di Pietro 64, Davigo 36, Colombo e la Boccassini 30, anche su denuncia di Berlusconi e dei suoi cari. Si sono lasciati indagare senza fiatare, han chiesto ai pm di fare presto e alla fine sono stati sempre assolti o archiviati.
Ora, questi sono fatti. Si possono interpretare, certo, ma sono fatti concreti. Ed e' per questo che alla fine apprezzo Travaglio: non per la sua acrimonia e i suoi attacchi. Ma per la sua disciplina di giornalista che lo conduce prima di tutto a documentarsi e a riportare i fatti, e i numeri se necessario. Al contrario di altri (Galli della Loggia per esempio) che si limitano a riportare voci prive di fondamento ("piu' di chiunque altro nella storia d'Italia", ammazza aho').
Berlusconi, mago dell'illusionismo, sta ancora una volta facendo credere agli italiani, anche di centro-sinistra, di essere un perseguitato. Probabilmente ci sta prendendo per stanchezza. Lo ha detto tante di quelle volte, ripetuto sempre e costantemente, che cominciamo a crederci. Ma cosa ci dicono i fatti? Possiamo sinceramente e onestamente sostenere che si tratti di un innocente perseguitato a causa della politica?
I fatti si possono interpretare, certo, ma rimangono li' e difficilmente si potranno cancellare.
Infine, concordo pienamente con Travaglio sulle urgenze del nostro sistema giudiziario:
La patologia della nostra giustizia, caro Galli della Loggia, è la lentezza dei processi. Che però, per Berlusconi, è manna dal cielo. Tant'è che da 15 anni si prodiga per aggravarla. Per lui i processi sono ancora troppo veloci: ora ne sospende 100 mila per rinviare il suo.
domenica 8 giugno 2008
Fare muro
Parlare con il cervello staccato non è mai una buona idea. Che a guida di uno dei partiti più influenti del governo ci sia uno che ha avuto un ictus, e che quindi anche a cervello attaccato potrebbe avere dei problemi a formulare concetti sensati, è una cosa che dà un pochino i brividi alla schiena. Anche perché non è che il suddetto leader avesse dimostrato di padroneggiare i fondamentali della logica prima dell'ictus.
Il leader in questione ci informa che la legge sul reato di immigrazione clandestina servirebbe a "fare muro", "come deterrente", ovvero a scoraggiare i clandestini dall'arrivare in Italia. La cosa è subito ripetuta a pappagallo da tutti i vari portavoce e portaborse del governo. Ora che ce ne abbiamo pure alcuni al governo e perfino come seconda carica dello stato, è un coro quasi perfetto.
Naturalmente, appena una settimana fa l'idea era un'altra. "Altro che deterrente, bisogna buttarli fuori tutti!", poi gli hanno fatto notare che introducendo il reato non potevano buttarli fuori, ma dovevano processarli. Ma ormai non possono rimangiarsi la parola (che figura ci farebbero?), e quindi ecco il "deterrente".
Adesso qualcuno si premurerà di spiegargli che, affinché sia efficace come deterrente, come minimo bisogna che la legge funzioni presto e bene. Ovvero, i clandestini bisogna acchiapparli, processarli e sbatterli in galera (e poi espellerli) in breve tempo, e poi bisogna far sapere ai poveracci di tutto il mondo che qui non si scherza. E non 1 ogni 1000. E non dopo 6 anni di processo (minimo). Ma subito.
Naturalmente, la probabilità che questo accada in Italia, con la giustizia che ci ritroviamo, è minima. Inoltre la probabilità che si possano costruire nuove carceri, e potenziare la magistratura nel giro di una legislatura è ancora più bassa. E quindi, possiamo concludere la legge funzionerà come deterrente nei confronti dei cittadini stranieri che onestamente vogliono venire a guadagnarsi il pane nel nostro paese. E non funzionerà affatto nei confronti dei delinquenti e dei disperati, che verranno lo stesso, come e più di prima. Quindi, avrà lo stesso effetto della Bossi-Fini: favorire l'immigrazione clandestina dei delinquenti e scoraggiare l'immigrazione legale degli onesti. Basta attaccare il cervello, e uno ci arriva da solo.
Sul concetto di "punizione esemplare come deterrente", poi, avrei più di qualche dubbio. Ad esempio, in molti stati degli USA esiste la pena di morte, ma non ci sono evidenze che funzioni come deterrente. Anzi, le carceri USA sono sempre più piene, e la coda di gente nel braccio della morte sempre più lunga.
Inoltre, tutto questo canaio sull'immigrazione clandestina ha già avuto un primo effetto: i fascisti e i razzisti hanno messo la testa fuori dal guscio. Evidentemente, sentono che è arrivato il loro momento, si sentono "protetti" dalle istituzioni. A tal proposito, vi segnalo che da Metilparaben si parla di una retata di immigrati, una pagina vergognosa della nostra vita civile.
Italiani brava gente? Non tutti ...
Il leader in questione ci informa che la legge sul reato di immigrazione clandestina servirebbe a "fare muro", "come deterrente", ovvero a scoraggiare i clandestini dall'arrivare in Italia. La cosa è subito ripetuta a pappagallo da tutti i vari portavoce e portaborse del governo. Ora che ce ne abbiamo pure alcuni al governo e perfino come seconda carica dello stato, è un coro quasi perfetto.
Naturalmente, appena una settimana fa l'idea era un'altra. "Altro che deterrente, bisogna buttarli fuori tutti!", poi gli hanno fatto notare che introducendo il reato non potevano buttarli fuori, ma dovevano processarli. Ma ormai non possono rimangiarsi la parola (che figura ci farebbero?), e quindi ecco il "deterrente".
Adesso qualcuno si premurerà di spiegargli che, affinché sia efficace come deterrente, come minimo bisogna che la legge funzioni presto e bene. Ovvero, i clandestini bisogna acchiapparli, processarli e sbatterli in galera (e poi espellerli) in breve tempo, e poi bisogna far sapere ai poveracci di tutto il mondo che qui non si scherza. E non 1 ogni 1000. E non dopo 6 anni di processo (minimo). Ma subito.
Naturalmente, la probabilità che questo accada in Italia, con la giustizia che ci ritroviamo, è minima. Inoltre la probabilità che si possano costruire nuove carceri, e potenziare la magistratura nel giro di una legislatura è ancora più bassa. E quindi, possiamo concludere la legge funzionerà come deterrente nei confronti dei cittadini stranieri che onestamente vogliono venire a guadagnarsi il pane nel nostro paese. E non funzionerà affatto nei confronti dei delinquenti e dei disperati, che verranno lo stesso, come e più di prima. Quindi, avrà lo stesso effetto della Bossi-Fini: favorire l'immigrazione clandestina dei delinquenti e scoraggiare l'immigrazione legale degli onesti. Basta attaccare il cervello, e uno ci arriva da solo.
Sul concetto di "punizione esemplare come deterrente", poi, avrei più di qualche dubbio. Ad esempio, in molti stati degli USA esiste la pena di morte, ma non ci sono evidenze che funzioni come deterrente. Anzi, le carceri USA sono sempre più piene, e la coda di gente nel braccio della morte sempre più lunga.
Inoltre, tutto questo canaio sull'immigrazione clandestina ha già avuto un primo effetto: i fascisti e i razzisti hanno messo la testa fuori dal guscio. Evidentemente, sentono che è arrivato il loro momento, si sentono "protetti" dalle istituzioni. A tal proposito, vi segnalo che da Metilparaben si parla di una retata di immigrati, una pagina vergognosa della nostra vita civile.
Italiani brava gente? Non tutti ...
sabato 26 aprile 2008
Le basi della sicurezza
Mi arriva a casa "Il Vomere", un giornale di Marsala, la città dove sono nato. Tra le tante notizie e notiziole, leggo sempre i commenti di "Bertoldo". Eccone uno apparso sull'ultimo numero:
Lanfranco Pace, ex sessantottino, giornalista della rete televisiva La7 e collaboratore di "8.30", il talk show di Giuliano Ferrara, ha detto che "è meglio un politico disonesto ma capace che uno onesto ma incapace". (Perché non vi sono più politici onesti e capaci?)
Non credo che i sessantottini (oggi in maggioranza uomini di successo nei giornali, nelle televisioni, nei partiti del centrodestra nostrano) praticassero "questa" morale. Si vede che è sempre valida la massima, mi pare di Benedetto Croce, "da giovani rivoluzionari e da vecchi reazionari."
Partendo da questo commento, mi è venuta naturale fare una riflessione sul tema di questi giorni, la "sicurezza" dei cittadini.
La sicurezza è un tema sempre molto delicato e fonte di antica polemica tra "destra" e sinistra, che si rinnova ad ogni episodio di cronaca considerato particolarmente efferato. Molti commentatori hanno considerato il tema della sicurezza come centrale nella scora campagna elettorale per il rinnovo del parlamento. L'opinione diffusa è che la Lega Nord abbia conquistato tanti consensi perché la sinistra in questi anni non ha saputo dare "risposte convincenti" alla gente sul tema della sicurezza. Nessuno dei commentatori ha posto però l'accento su altri temi che sono strettamente legati alla sicurezza: il tema della "legalità" e della "giustizia".
E' inutile spendere più parole di tanto sullo stato della nostra giustizia: alla cronica mancanza di risorse e mezzi, si aggiungono procedure farraginose, leggi contraddittorie, conflitti di competenze, magistrati politicizzati, magistrati incompetenti, conflitto permanente fra politica e magistratura, carceri decrepite a cui si risponde con improvvisati e inutili indulti, ecc. Il nostro sistema giudiziario è dunque un inefficiente carrozzone, come denunciato da tante inchieste giornalistiche, e ad ogni apertura di anno giudiziario dalle principali autorità. Alcuni dati sulla situazione drammatica sono reperibili qui.
Se a questo si aggiunge la sistematica depenalizzazione di molti reati da "colletti bianchi" portata avanti dal precedente governo Berlusconi, ci troviamo di fronte un un panorama desolante di "ingiustizia" effettiva.
Pochi si rendono conto della miscela esplosiva che questa situazione rappresenta per il nostro paese e dei danni che arreca al sistema democratico. La democrazia è strettamente legata al concetto di "giustizia". Una società "ingiusta", dove il più forte e disonesto la fa franca e il più debole e onesto ne paga le conseguenze, non può definirsi una società completamente democratica.
E' indubbio che lo Stato, in quanto fondamento della società, del vivere insieme, delle innumerevoli interazioni e interdipendenze che legano i cittadini, deve farsi garante della legalità e della giustizia. Se lo stato democratico viene meno a questo compito, volontariamente o involontariamente, le sue stesse fondamenta sono in pericolo. Gli uomini non possono reggere l'ingiustizia a lungo. Se non ci pensa lo Stato, che cosa impedirà ai cittadini di farsi giustizia da soli? Che cosa impedirà al più forte e spregiudicato di prendere il potere e usarlo per il proprio interesse?
In mancanza di giustizia e legalità diffusa nel paese, le leggi "speciali" proposte per aumentare la sicurezza (reale o percepita, non importa) rischiano di rischiano di risultare inutili, o peggio, di aumentare l'ingiustizia, o ancora peggio, di rompere definitivamente il tessuto democratico del paese.
Eppure, nessuno oggi in Italia, a parte pochi gruppi isolati e il solito Di Pietro, sembra avere a cuore questo problema. Anzi, ha vinto le elezioni una persona che propone vendette nei confronti dell'intera categoria dei magistrati, considerati come "malati di mente". Il nostro prossimo presidente del consiglio si avvale della collaborazione di Marcello Dell'Utri, pluricondannato, che candidamente definisce un acclarato mafioso come "eroe". Accoglie nel suo partito diverse persone condannate in via definitiva. Non si vergogna di definire "morale" evadere le tasse. E potremmo continuare a lungo.
Eppure questa persona ha stravinto le elezioni. Non posso che concludere che la maggioranza degli italiani non è interessata alla questione della legalità. E purtroppo, non credo che la situazione migliorerà molto nel futuro.
E quindi: selezionate persone oneste e capaci tra le nuove leve del PD. Lasciate perdere i giochetti politici. Lasciate perdere i raccomandati, i figli di. Cercate persone intelligenti, oneste e capaci. E non solo fra i "capoccia", ma anche nelle seconde file. Ce ne sono tantissime di persone così tra la gente comune che vi vota. Selezionatele bene. Chiedetegli il curriculum, fategli il test di ingresso, come nelle aziende. E poi, fatele crescere per proporle alle prossime elezioni. Di tempo ne avete. E se perderemo ancora, per lo meno non ci sarà rimasto questo sapore amaro in bocca di identità perduta.
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