sabato 26 aprile 2008

Le basi della sicurezza

Mi arriva a casa "Il Vomere", un giornale di Marsala, la città dove sono nato. Tra le tante notizie e notiziole, leggo sempre i commenti di "Bertoldo". Eccone uno apparso sull'ultimo numero:


Lanfranco Pace, ex sessantottino, giornalista della rete televisiva La7 e collaboratore di "8.30", il talk show di Giuliano Ferrara, ha detto che "è meglio un politico disonesto ma capace che uno onesto ma incapace". (Perché non vi sono più politici onesti e capaci?)
Non credo che i sessantottini (oggi in maggioranza uomini di successo nei giornali, nelle televisioni, nei partiti del centrodestra nostrano) praticassero "questa" morale. Si vede che è sempre valida la massima, mi pare di Benedetto Croce, "da giovani rivoluzionari e da vecchi reazionari."


Partendo da questo commento, mi è venuta naturale fare una riflessione sul tema di questi giorni, la "sicurezza" dei cittadini.

La sicurezza è un tema sempre molto delicato e fonte di antica polemica tra "destra" e sinistra, che si rinnova ad ogni episodio di cronaca considerato particolarmente efferato. Molti commentatori hanno considerato il tema della sicurezza come centrale nella scora campagna elettorale per il rinnovo del parlamento. L'opinione diffusa è che la Lega Nord abbia conquistato tanti consensi perché la sinistra in questi anni non ha saputo dare "risposte convincenti" alla gente sul tema della sicurezza. Nessuno dei commentatori ha posto però l'accento su altri temi che sono strettamente legati alla sicurezza: il tema della "legalità" e della "giustizia".


E' inutile spendere più parole di tanto sullo stato della nostra giustizia: alla cronica mancanza di risorse e mezzi, si aggiungono procedure farraginose, leggi contraddittorie, conflitti di competenze, magistrati politicizzati, magistrati incompetenti, conflitto permanente fra politica e magistratura, carceri decrepite a cui si risponde con improvvisati e inutili indulti, ecc. Il nostro sistema giudiziario è dunque un inefficiente carrozzone, come denunciato da tante inchieste giornalistiche, e ad ogni apertura di anno giudiziario dalle principali autorità. Alcuni dati sulla situazione drammatica sono reperibili qui.

Se a questo si aggiunge la sistematica depenalizzazione di molti reati da "colletti bianchi" portata avanti dal precedente governo Berlusconi, ci troviamo di fronte un un panorama desolante di "ingiustizia" effettiva.

Pochi si rendono conto della miscela esplosiva che questa situazione rappresenta per il nostro paese e dei danni che arreca al sistema democratico. La democrazia è strettamente legata al concetto di "giustizia". Una società "ingiusta", dove il più forte e disonesto la fa franca e il più debole e onesto ne paga le conseguenze, non può definirsi una società completamente democratica.

E' indubbio che lo Stato, in quanto fondamento della società, del vivere insieme, delle innumerevoli interazioni e interdipendenze che legano i cittadini, deve farsi garante della legalità e della giustizia. Se lo stato democratico viene meno a questo compito, volontariamente o involontariamente, le sue stesse fondamenta sono in pericolo. Gli uomini non possono reggere l'ingiustizia a lungo. Se non ci pensa lo Stato, che cosa impedirà ai cittadini di farsi giustizia da soli? Che cosa impedirà al più forte e spregiudicato di prendere il potere e usarlo per il proprio interesse?

In mancanza di giustizia e legalità diffusa nel paese, le leggi "speciali" proposte per aumentare la sicurezza (reale o percepita, non importa) rischiano di rischiano di risultare inutili, o peggio, di aumentare l'ingiustizia, o ancora peggio, di rompere definitivamente il tessuto democratico del paese.

Eppure, nessuno oggi in Italia, a parte pochi gruppi isolati e il solito Di Pietro, sembra avere a cuore questo problema. Anzi, ha vinto le elezioni una persona che propone vendette nei confronti dell'intera categoria dei magistrati, considerati come "malati di mente". Il nostro prossimo presidente del consiglio si avvale della collaborazione di Marcello Dell'Utri, pluricondannato, che candidamente definisce un acclarato mafioso come "eroe". Accoglie nel suo partito diverse persone condannate in via definitiva. Non si vergogna di definire "morale" evadere le tasse. E potremmo continuare a lungo.

Eppure questa persona ha stravinto le elezioni. Non posso che concludere che la maggioranza degli italiani non è interessata alla questione della legalità. E purtroppo, non credo che la situazione migliorerà molto nel futuro.

Finisco questo post lunghissimo con un ultimo commento per il PD. Dopo le elezioni è cominciato il nuovo gioco di società nella sinistra italiana: come conquistare le menti e il cuore dell'elettorato del nord? Io non lo so, ma non mi importa neanche più di tanto. Lo scopo non dovrebbe essere di affascinare gli individui. La fascinazione lasciamola alla TV, al cinema, alla letteratura. Bisognerebbe invece lavorare per proporre soluzioni concrete ai problemi delle persone, a partire dal problema della legalità in questo paese. Vincere è meno importante che impostare un progetto politico e sociale su cui costruire il futuro dell'Italia. Comunicare è importante: ma per un vecchio romantico come me, rimane più importante cosa si comunica rispetto a come si comunica.

E quindi: selezionate persone oneste e capaci tra le nuove leve del PD. Lasciate perdere i giochetti politici. Lasciate perdere i raccomandati, i figli di. Cercate persone intelligenti, oneste e capaci. E non solo fra i "capoccia", ma anche nelle seconde file. Ce ne sono tantissime di persone così tra la gente comune che vi vota. Selezionatele bene. Chiedetegli il curriculum, fategli il test di ingresso, come nelle aziende. E poi, fatele crescere per proporle alle prossime elezioni. Di tempo ne avete. E se perderemo ancora, per lo meno non ci sarà rimasto questo sapore amaro in bocca di identità perduta.

3 commenti:

  1. Sacrosanto.
    Mi sono rotto di questa storia della sicurezza.

    C'è un lavoro mediatico che dura da lustri per insinuare questo terrore nella gente.

    Il problema c'è, ma c'è sempre stato.
    Così come è vero che le forze dell'ordine ormai lavorano con risorse ridotte; e del resto non sono gli unici.

    Ma se dovesse verificarsi una grossa crisi finanziaria, o una crisi equivalente a livello di risorse (o tutte e due) dovremo avere paura del vicino di casa, non del rom o del magrebino.

    La soluzione sarebbe prevenire alla fonte, o almeno mitigare.

    Ma finché il petrolio a 120$ ci fa pensare solo al prezzo del pieno o ai punti di PIL siamo molto distanti dal capire quali sono i nostri veri problemi.

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  2. > C'è un lavoro mediatico che dura
    > da lustri per insinuare questo terrore
    > nella gente.

    Sembra davvero che ci sia una regia dietro. E andando a leggere certi documenti della P2 mi vengono i brividi.

    Ma forse no, non c'è nessuna regia, è solo la moda giornalistica del momento, e la massa della gente che gli va dietro. E allora mi preoccupo davvero. Perché un colpo di stato lo possiamo sventare. Ma cosa possiamo fare contro il conformismo?

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