martedì 13 dicembre 2016

Inflazione

Qualche giorno fa, hronir ha retwettato un messaggio:
Era sera, mi sono un po' innervosito e ho risposto a hronir così:

Non volevo affatto offendere, anche se hronir se la deve essere un po' presa. Quello che volevo dire è che tasse e inflazione sono cose diverse, e se mettiamo tutto nello stesso calderone, poi diventa difficile spiegare alla gente che cose tipo il signoraggio sono cavolate. Però ho esagerato, lo riconosco.

Quindi, riportando la questione su un binario più civile, hronir mi dice che:
Io non sono d'accordo e per evitare di discutere a colpi di tweet, spiego qui le mie ragioni. Premetto che i libertari mi stanno simpatici anche se non sono d'accordo con la maggior parte delle cose che dicono. Però credo sia utile avere degli amici che ti ricordano ogni tanto gli eccessi dello statalismo e i vantaggi della "libertà" dallo stato.

Dopo la doverosa premessa, vi dico quello che ho capito io dell'inflazione, specificando bene che non sono un economista di formazione. Se sbaglio, mi corigerete.

Andiamo su Wikipedia per farci dire cos'è l'inflazione:
In macroeconomia l'inflazione (dal latino inflatio «enfiamento, gonfiatura», derivato da inflāre «gonfiare»[1]) è l'aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo, che genera una diminuzione del potere d'acquisto della moneta.[2][3]
L'inflazione è l'aumento dei prezzi, e ha molte cause. Per esempio l'aumento del costo delle materie prime. Una delle possibili cause è quella della banca centrale che decide di stampare più moneta. Credo che su questo ci troviamo tutti d'accordo.

Se consideriamo un sistema economico come un insieme di input, output e variabili interne, abbiamo che:
  • le imposte (dirette e indirette) sono variabili di controllo, ovvero sono degli input e sono direttamente controllabili dalle istituzioni. Il governo decide le aliquote e incassa il risultato. Il risultato non è direttamente controllabile in maniera semplice, ma il livello dell'imposta in percentuale, quello sì. 
  • L'inflazione è un'uscita, o al più una variabile interna. E' una media ponderata dei prezzi, e quindi non è direttamente controllabile. I governi potrebbero cercare di controllarla agendo su altre variabili (ad esempio la quantità di moneta in circolazione), ma non è affatto semplice. 
Sempre su Wikipedia, c'è una citazione di un certo Keynes:
Sia l'inflazione che la deflazione hanno prodotto gravi danni. Entrambi i processi operano sulla distribuzione della ricchezza fra le varie classi e, sotto questo aspetto, l'inflazione risulta peggiore. Entrambi i processi agiscono anche come accelerazione o rallentamento della produzione di ricchezza, ma in questo caso più dannosa è la deflazione.
E se lo dice perfino Keynes, credo che i miei amici libertari non potranno obiettare.

Sulla pericolosità dell'inflazione sono stati scritti infiniti trattati, e tutti gli economisti concordano che è bene tenere l'inflazione sotto controllo. E però non è affatto semplice. Per esempio, oggi è saltata fuori questa notizia: "U.K. Inflation Accelerates to Highest in More Than Two Years". Leggendo l'articolo, sembra che le cause siano dovute alla caduta del valore della sterlina in seguito al referendum del Brexit, e all'aumento del costo del petrolio. Tutte variabili esogene allo stato.

Perché un governo vorrebbe avere un'inflazione alta? Per derubare i propri cittadini? Non voglio scrutare nella mente (a volte bacata) dei politici, però non è chiaro come questo furto possa essere messo in pratica.

Un governo potrebbe aver voglia di svalutare la propria moneta per ridurre il peso del debito. Se ho un sacco di debito al 2%, svalutando la moneta al >2% sto "fregando" i miei creditori. Ovviamente, i creditori non sono fessi e nel futuro ci penseranno due volte prima di rifinanziare lo stato. Per cui, la mossa è un po' come darsi una zappa sui piedi. Inoltre, stampando moneta si potrebbe alzare l'inflazione, ed essendo quest'ultima una brutta bestia, potrebbe rapidamente andare fuori controllo. Pensiamo per un attimo a quello che succedeva in Europa (e specialmente in Italia) negli anni '70.
Quindi, l'inflazione potrebbe danneggiare uno stato allo stesso modo in cui danneggia il cittadino.

Ci tengo qui a dire che non è che se uno stampa moneta automaticamente si alza l'inflazione. Magari fosse così semplice, è invece molto più complicato di così. Altrimenti non si spiega come, con tutta la liquidità che la BCE ha immesso sul mercato in questi anni, l'inflazione in Europa sia rimasta ferma al palo. 

Concludo: le tasse sono variabili di controllo dirette mentre l'inflazione è un'uscita. Entrambe possono danneggiare il cittadino ma:
  • le tasse sono un modo diretto per ridistribuire la ricchezza, e possono quindi avvantaggiare alcune categorie di cittadini;
  • le tasse servono in parte al funzionamento dello stato;
  • l'inflazione non è direttamente controllabile;
  • l'inflazione permette sotto certe condizioni di redistribuire la ricchezza, e può quindi avvantaggiare alcune categorie di cittadini, ma essendo difficilmente controllabile non è chiaro chi e come se ne avvantaggi;
  • lo stato di solito non ha vantaggi chiari e a lungo termine da una inflazione alta;
  • l'inflazione può andare fuori controllo e distruggere un bel po' di ricchezza per tutti.
Quindi, tasse e inflazione non stanno sullo stesso piano, ma manco per niente. Ed è bene ripeterlo e stare bene attenti a dirlo in giro, che si preannunciano tempi cupi con l'arrivo di certa gente al potere, che per ignoranza e/o mala fede potrebbe essere tentata dal fare cose sconsiderate. 

giovedì 27 ottobre 2016

Il (buon) capo

Un buon capo deve prima di tutto saper dirigere i suoi sottoposti. Poi un capo di successo deve magari avere anche una visione chiara, e un buon piano per metterla in pratica, e le competenze necessarie, ecc.
Però, prima di tutto, deve saper dirigere. 

Per far in modo che la sua squadra lavori al meglio deve avere la fiducia dei suoi sottoposti, e la fiducia si conquista stando dalla loro parte.

Un capo chiede sempre "per favore", e ringrazia i propri sottoposti quando hanno fatto il proprio dovere.

Ogni tanto bisogna fare la ramanzina a qualcuno. E' importante però che questa ramanzina non diventi di dominio pubblico: non è solo il fatto che "i panni sporchi si lavano i famiglia"; c'è anche il problema del rapporto di fiducia con i propri dipendenti, tutti. Non è il caso di mettere alla berlina qualcuno che deve lavorare con te nel prossimo futuro; e non è bene che gli altri vedano il trattamento pubblico che potrebbero ricevere nel caso facciano un passo falso. Per la stessa ragione, un capo non alimenta chiacchiere di corridoio e non fa pettegolezzi su certi dipendenti con gli altri per non dividere il gruppo.

Il capo, quindi, si prende la responsabilità intera dell'operato della propria squadra e difende i propri sottoposti all'interno e all'esterno.

Il capo assegna le responsabilità ai propri dipendenti secondo le competenze e le inclinazioni. Evita di sovraccaricare qualcuno e di ignorare qualcun altro. Tutti devono avere un carico equilibrato di lavoro.

Purtroppo, non sempre il capo può scegliere i componenti della propria squadra. Sarebbe bello potersi scegliere con chi lavorare, ma purtroppo non è sempre così, e questo vale spesso anche per i capi. 

Può capitare quindi che nella squadra ci sia qualche mela marcia, qualcuno  che non lavora bene, che non collabora, o addirittura che cerca di far fallire il progetto dall'interno. Questa è la situazione più difficile da gestire, ma non è impossibile. Bisogna far ben attenzione ad isolare il "traditore", e a non affidargli incarichi troppo delicati; e magari metterlo a lavorare con gente di fiducia che possa controllare bene quello che fa. Se i traditori sono tanti, è ancora più difficile, ma il mestiere del capo è anche quello di vincere le battaglie interne con un'opportuna "guerra di posizioni".

L'importante però è che il capo non lasci trasparire niente all'esterno. Il capo si prende la responsabilità e difende la sua squadra sempre, anche quando sospetta ci siano dei traditori. E se a un certo punto capisce che non può farcela, beh, si dimette.

Fare bene il capo è un lavoro molto difficile, e non tutti sono in grado di farlo. Sono sicuro che avete in mente molte persone a cui questo profilo calza a pennello; e molte altre che invece hanno miseramente fallito il loro compito di "capo". 

Non invidiate troppo il capo; ha le sue grane, come tutti, e spesso non può neanche prendersela con nessuno. Soprattutto, riflettete bene quando urlate contro questo o quello e lo chiamate incapace; magari avete ragione voi; o magari non sapete bene cosa è successo dietro le quinte; oppure non avete riflettuto bene a quanto fosse difficile fare quello che andava fatto.
Siate lievi.

domenica 16 ottobre 2016

Modifiche alla costituzione

Ho cominciato oggi ad informarmi sulla riforma costituzionale, e sono finito su questo video.

ugo dighero legge l'articolo 70 from Bemli Redplate on Vimeo.

Dopo la voce del sempre bravo Dighero, vediamo un po' di analizzare le due versioni.

Nella costituzione attuale, l'articolo 70 recita:
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.
Si tratta di un articolo molto breve perché la nostra costituzione prevede il bicameralismo perfetto. Le disposizioni sul funzionamento delle due camere si trovano altrove, e i costituenti non sentirono il bisogno di aggiungere riferimenti (oggi si direbbe link) ad altri articoli della costituzione.

Vediamo adesso l'ipotesi di modifica dell'art. 70 secondo la riforma proposta dal nuovo governo.
1 La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71, per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilita' e di incompatibilita' con l'ufficio di senatore di cui all'articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma. Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi approvate a norma del presente comma.
2 Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati.
3 Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all'esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata.
4 L'esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all'articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti.
5 I disegni di legge di cui all'articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione.
6 I Presidenti delle Camere decidono, d'intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti.
7 Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all'esame della Camera dei deputati.
L'avete letto per bene? Vi invito a rileggerlo ancora una volta, con molta attenzione. In fondo si tratta della nostra costituzione, un altra lettura via.

L'avete riletto? Ok, allora discutiamone.

Innanzitutto, è molto lungo. Il motivo è che probabilmente le cose nel nuovo assetto sono un bel po' più complicate che nel vecchio assetto. Per cui, i nuovi costituenti hanno pensato di dettagliare per bene un bel po' di cose per essere sicuri che si capisca bene come funzioni. In pratica, la funzione legislativa è specificata qui.

Nel primo paragrafo si dettagliano gli ambiti legislativi in cui si rimane nel bicameralismo, ovvero quando si tratta di leggi costituzionali, legge elettorale, e tutto un'altra serie di cose. Notate che adesso ci sono i riferimenti ad altri articoli della costituzione (i link), d'altronde viviamo nell'era di internet.

Quello che mi lascia un po' perplesso è il paragrafo 3 (e ancor più il paragrafo 4). Qui utilizzo la mia esperienza di "revisore di tesi" di laurea e di dottorato, e faccio le pulci al testo.
  • "Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi... " successivi a cosa? suppongo sia "successivi al momento in cui la richiesta di un terzo dei senatori venga inviata al presidente del senato". Probabilmente ci sarà un regolamento del senato in cui si spiega tutto questo, ma una piccola nota qui non ci sarebbe stata male. 
  • "... il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva". Qui, da quello che capisco, non ci sono limiti di tempo. Una volta che il Senato ha proposto delle modifiche, la Camera fa un po' che gli pare, per esempio potrebbe lasciare cadere la cosa e lasciare la legge a bagnomaria per sempre. O sbaglio?
  • "Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all'esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata." Se invece il Senato non propone alcuna modifica, la legge è approvata automaticamente e può essere promulgata (ovvero firmata dal Pres. della Repubblica).
  • "L'esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all'articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione." Qui credo si riferisca a "difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;", ma non ne sono sicurissimo. Da quello che capisco, per queste materie, bisogna obbligatoriamente passare anche dal Senato (cade la procedura della richiesta di un terzo dei senatori), che può proporre modifiche, però ha solo 10 giorni di tempo (d'altronde, suppongo che in caso di dichiarazione di guerra sia necessario non por tempo in mezzo).
  • "Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti". Questa parte è sinceramente scritta davvero male. Credo voglia dire che per rifiutare le modifiche proposte dal Senato a maggioranza assoluta, bisogna che la Camera voti a maggioranza assoluta. Niente dice però delle modifiche proposte dal Senato a maggioranza semplice. Che succede a queste ultime? Probabilmente si ricade nel paragrafo precedente, (cioè basta una maggioranza semplice per rifiutare le modifiche) ma ci vorrebbe un costituzionalista. 
  •  "I disegni di legge di cui all'articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione." L'articolo 81 dovrebbe riguardare il bilancio, se non mi sbaglio, ovvero la legge finanziaria. Notevole che qui siano "concessi" ben 15 giorni (ma suppongo che i senatori abbiano la possibilità di informarsi prima, durante l'esame alla camera, e formarsi un'opinione nel frattempo). Suppongo poi che non siano necessarie maggioranze assolute, perché niente è detto al riguardo, e che come al solito la Camera fa un po' quello che gli pare con le proposte che vengono dal Senato.
Ok, per ora questo è quanto ho trovato. Mi sembra evidente che, se vince il Sì al referendum, sarà notevolmente più facile far passare le leggi. Se questo sia un bene o un male, lo lascio decidere a voi.

sabato 1 ottobre 2016

Sul populismo

Stamattina mi sono imbattuto in questo video, segnalato su twitter
Si tratta di un'analisi (piuttosto sui-generis, a dire la verità) del linguaggio che Trump usa per comunicare le sue "idee".

In realtà, se la pensate come me, concorderete che Trump non comunichi alcuna idea: si limita a ripetere che ci sono "problems", anzi "tremendous problems", e che lui ha ragione a dire che ci sono "tremendous problems". Non uno straccio di soluzione o analisi di soluzione. Eppure, questo messaggio evidentemente fa presa su una larga fetta dell'elettorato americano.

Ho trovato il video è interessante perché mi ha fatto tornare in mente una cosa che penso da qualche tempo: la lotta politica oggi non è più tra destra e sinistra, non tra "classe proletaria" e "borghesia", e neanche tra "capitalismo" e "socialismo".

Le classi sociali in lotta oggi sono "quelli con un livello di istruzione medio/alto" contro "quelli con un livello di istruzione medio/basso". 

Vediamo di dare qualche supporto a questa mia analisi. Innanzitutto notiamo come Trump sia avversato da quasi tutti i media tradizionali (i giornali americani), siano essi democratici che repubblicani. Per la prima volta nella storia, alcuni quotidiani conservatori che si erano sempre schierati con i repubblicani, hanno inviato a votare per Hillary Clinton. Diverse personalità accademiche di appartenenza rigorosamente conservatrice, si oppongono fortemente a Trump. Tutto l'establishment gli è contro. Ma chi legge i giornali è una persona mediamente istruita, che ha voglia di informarsi, ragionare e discutere a livelli intellettualmente sostenuti.

Nel video si mostra una scala su cui vengono misurati i livelli linguistici dei discorsi di vari politici americani: la struttura linguistica del discorso di Trump è al livello di "quarta elementare", mentre quella di Hillary Clinton è di parecchi gradini più in alto. Questo significa che è perfettamente inutile che il New York Times e il Washington Post continuino a pubblicare lunghi editoriali pieni di complicatissimi "fact checking": sono editoriali che si rivolgono ai propri lettori che sono già convinti di loro dell'inadeguatezza di Trump, non c'è bisogno di ripeterlo.

Quelli che non leggono il NYT, non hanno affato la pazienza e le capacità per mettersi a leggere un lungo e complicato discorso razionale sul perché DJT sia unfit, e quindi si limiteranno a seguire una spiegazione molto più semplice: "il NYT attacca DJT perché è parte dell'establishment, e questa gente non vuole perdere i suoi privilegi".

Uno come me, se ascolta Barack Obama parlare, e subito dopo Donald Trump, non ha dubbi si chi abbia ragione, indipendentemente dal contenuto del loro discorso. Semplicemente io mi sento più affine a una persona sofisticata ed elegante, altamente istruita come Barack Obama, piuttosto che a uno che continua a ripetere sempre le stesse quattro parole senza arrivare a dire niente di concreto. E questo non ha niente a che fare con il contenuto "politico" di destra o di sinitra, ne con le azioni passate dei due contendenti. Si tratta di una sorta di "corrispondenza di sentimenti" a un livello molto più basico.

Ma mettiamoci nei panni di uno con un basso livello di istruzione, uno di quelli che vanno a sentire Trump parlare, come quelli in questi video. "Trump supporters are Dumb", sembra essere un commento piuttosto ricorrente. Naturalmente, a nessuno piace sentirsi chiamare stupido o deficiente. Quelli che votano Trump, invece di vergognarsi della loro presunta stupidità, si convincono ancora di più che bisogna votare Trump. Se Trump viene eletto, loro avranno vinto e nessuno li chiamerà più "dumb".

Il fatto è che la gente con un basso livello di istruzione in un paese tecnologicamente avanzato dell'occidente è in evidente difficoltà di questi tempi. Per trovare un lavoro decentemente pagato è necessario avere alti livelli di istruzione (e spesso non è neanche sufficiente). I lavori a basso contenuto concettuale scarseggiano perché gran parte dell'industria manufatturiera ormai ha traslocato in oriente, oppure usa pesantemente l'automazione e la robotica. E anche nella grande distribuzione, continua a diminuire il numero di commessi e venditori, dopo l'avvento del commercio on-line e dell'automazione nei supermercati. Il livello di "skills" necessario per avere un buon lavoro pagato decentemente si è alzato drammaticamente, tagliando fuori tutta una larga fetta della popolazione che non ha il livello di istruzione necessario.

Si tratta di gente che, quando sente un politico tradizionale parlare in TV, non ha gli strumenti per capire di cosa stia parlando. Quello che sa per certo è che, se non trova lavoro, se non si sente a suo agio nella società, è per colpa "loro". Per questo non vede l'ora di votare Donald Trump.

"Ecco uno che capisco! Ecco uno come me che ce l'ha fatta! C'è speranza anche per me allora: se lui vince, gliela faremo vedere noi a quegli altri".

Adesso lasciamo perdere gli USA e Donald Trump, e rivolgiamoci a un qualunque altro paese industrializzato occidentale, un paese del "primo mondo". Non vedete un pattern ricorrente che emerge nelle ultime elezioni? Il Brexit per esempio?

Mi duole ammetterlo, ma anche in questo caso, noi italiani siamo stati precursori di almeno 20 anni: Berlusconi aveva capito tutto ciò ben prima di Donald Trump (che non è altro che un pallido emulatore del nostro). Ricordate quando confessava che l'elettore medio è come lo studente poco intelligente dell'ultimo banco? Abbiamo già vissuto questo "educational divide" in Italia, e Renzi e il MS5 hanno ben imparato la lezione: quando parlano si rivolgono a una platea di gente ben definita, e io non rientro tra quelli.

Beh, buon ottantesimo compleanno Silvio, mannaggia a te.


domenica 25 settembre 2016

Post di servizio

Adesso i commenti dovrebbero ri-funzionare anche in https. Inoltre https è il protocollo di default. Se avete ancora dei problemi, vi prego di contattarmi sul mio profilo G+ oppure per e-mail.