domenica 25 settembre 2011

Ci manca il futuro

Luca De Biase ha scritto un post appassionato in inglese sulla situazione del nostro paese. Dovrebbero ribellarsi gli italiani? Mi sembra che anche lui non abbia una risposta, il post vaga, saltella da un argomento all'altro, parla di tante cose, una piccola parte di quelle che noi italiani abbiamo dentro, ma non arriva al punto, alla soluzione. Perché la soluzione non la conosce nessuno, naturalmente. Però ci sono tante belle cose in quel post, e questa mi ha colpito particolarmente:
Italians are living an "after war", a cultural war that devastated the country. Rebels have conquered the government and have destroyed peace, in Italy. Fear, urgencies, finances, are concentrating attention on the short term. Italians can rebel again. But most of all, they need perspective and peace.
Gli italiani stanno vivendo un nuovo "dopoguerra", in seguito ad una guerra culturale che ha devastato il paese. Dei "ribelli" hanno conquistato il governo e hanno distrutto la pace in Italia. Paura, urgenze, problemi finanziari, concentrano la nostra attenzione sul breve termine. Gli italiani posso ribellarsi ancore. Ma più di tutto, hanno bisogno di prospettiva e pace. 
Il deserto culturale creato da questi 17 anni di Berlusconismo e leghismo è più che evidente. Stiamo parlando del fatto che ormai è normale vedere un politico sbroccare in televisione, per poi dirci che è stata una provocazione. Siamo assuefatti a scandali, gaffe, ruberie, menzogne e illegalità sbandierate senza vergonga. Stiamo parlando del doppio standard, della costante distonia tra realtà e rappresentazione. Ormai troviamo normale che il direttore del Tg1 faccia ogni giorno dei piccoli comizietti, o inauguri una nuova rubrica per attaccare i colleghi giornalisti dell'altra sponda. Siamo abituati a Ferrara che urla e insulta i suoi ospiti. Siamo ormai drogati di scandali, intercettazioni, accuse lanciate senza alcun supporto sui maggiori giornali, che le pubblicano senza controllo, illegalmente e senza pudore, solo per favorire la propria parte politica. Ci siamo piano piano rassegnati alla disperante mancanza di alternativa a questa situazione di merda.

E' vero, come dice Luca de Biase, che ci hanno rubato il futuro, la prospettiva futura. In tanti modi, non solo culturalmente. A cominciare dalla precarietà del mondo del lavoro giovanile. I co.co.co, co.co.pro., e tutte le altre maledette sigle dello sfruttamento legalizzato.

Ma soprattutto, ci hanno infilato in un maledetto tunnel di cui non vediamo la fine. Ora e adesso, riusciamo a pensare solo al presente, il futuro non esiste più, il passato viene continuamente riscritto dalle convenienze del momento. Sopravvivere, ecco a cosa pensa l'italiano medio. Cercare di sfangarla, sperare di non andare scatafascio, cercare di portare a casa la pellaccia. Il futuro? ci penseremo più avanti, adesso non c'è tempo, e poi di che futuro stiamo parlando? Un futuro di cinghia stretta per pagare i nostri debiti? Nessuno investe, nessuno rischia.

Naturalmente, i primi a pensare al presente sono loro, i nostri dirigenti, vecchi catafalchi aggrappati alle loro poltrone. Si dice che i vecchi siano sostanzialmente conservatori perché non vedono il loro futuro, e il futuro non li contempla fra i protagonisti. Per un vecchio, quello che importa è il presente, arrivare a domani ancora vivi, andare avanti ancora un po', tanto tra vent'anni non ci saranno mica, loro.

Ecco, l'Italia è una nazione vecchia, già tanto se arriva a gennaio questo governo, quindi meglio non fare programmi per l'avvenire. A questa nazione mancano soprattutto i giovani e la loro speranza di un mondo migliore.

Qualche tempo fa, Romano Prodi disse dei giovani: "Lo spazio - ha detto - se lo devono fare da soli. Quando mai qualcuno lo lascia lo spazio. Il politico di mestiere deve essere cacciato a calci". Beh, cari coetanei, forse è davvero il momento di prenderlo in parola.

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