Entro un mese? Mi sembra una previsione quantomeno ottimistica. Censire anche solo approssimativamente il numero dei precari è un lavoro titanico che richiede ben più di un mese. Senza contare che alcuni dati già ci sono.
E se un'amministrazione non risponde in tempo? "Quelli che non risponderanno vuol dire che non hanno precari".
Io spero proprio che si tratti di una sparata del giornalista di Repubblica. Fatto sta che il giornalista ha virgolettato. Inoltre, ha virgolettato anche quest'altra frase: "Ne vedremo delle belle: perché è chiaro che la chiamata diretta spesso nasconde assunzioni di tipo clientelare pilotate dalla politica o dai sindacati".
Questa frase, caro Ministro, è inutilmente meschina e umiliante per i milioni di precari della PA che in questi anni hanno mandato avanti la baracca mentre molti colleghi a tempo indeterminato passavano la giornata al bar a prendere il caffé. Si tratta di un esercito di persone a cui è stata rubata una parte non indifferente di futuro. Una percentuale rilevante di un'intera generazione costretta a decenni di umilanti contratti a termine, co.co.co, co.co.pro., partita IVA, ecc. Se davvero si è espresso così, caro Ministro, lei ha offeso mezza generazione. Non si stupisca se poi certa gente matura del risentimento nei suoi confronti. Anche perché non è che lei abbia poi un curriculum inattaccabile, ecco.
Pensando al Ministro Brunetta, stamattina mi è venuta in mente questa canzone di De Andrè. Chissà perché.
Un giudice
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
di una ragazza irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:
vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.
Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo.
Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami.
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d’un tribunale,
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.
E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva Vostro Onore,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.
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