Modica è una persona intelligente. E' stato rettore quando io ero uno studente, e mi ricordo che ha gestito l'Università abbastanza bene, nei limiti di quello che può fare un rettore. E' stato poi sottosegretario all'Università e alla ricerca del governo Prodi e mi sento di poter dire che Modica si è districato decentemente pur nella cattiva performance del ministero.
L'articolo comincia così:
I dati OCSE mostrano impietosamente che la crisi dell’università italiana è strutturale e non congiunturale. Ha origini lontane ed è dunque insensato addebitarla ad una sola parte politica o affrontarla con ricette semplicistiche.
I dati sono difficili da smentire: e quelli OCSE fotografano impietosamente una Università italiana in disarmo rispetto alle Università dei paesi europei. I risultati sono scarsi, al pari degli investimenti.
L'analisi di Modica è lucida e precisa. E' un'analisi di parte, naturalmente. Il responsabile Università del PD deve attaccare il governo, è il suo lavoro. Mi sembra però che le critiche siano condivisibile. Riassumendo:
- Tremonti ha tagliato il 6% del fondo per l'Università. Dato che su tale fondo gravano stipendi per 87%, e per il resto sono spese correnti di funzionamento, si passa da circa il 13% al 7% di fondi disponibili per le spese correnti. Ovvero, molte facoltà dovranno fare lezione al buio, probabilmente. Oppure alzeranno le tasse, oppure andranno in rosso, oppure non so. E' probabile che la qualità dell'insegnamento e dei servizi, già incredibilmente bassa, andrà sotto zero.
- Contestualmente, il turn over è stato limitato al 20%. In altre parole, se si liberassero ad esempio 100.000 euro per pensionamenti, dimissioni, trasferimenti (o anche decessi) , solo 20.000 euro potranno essere reinvestiti dalle Università per assumere nuovo personale. Grazie a questa norma, un collega del Politecnico di Torino mi ha detto che il Politecnico prevede di assumere nuovo personale non prima del 2012. Naturalmente, i tagli vengono fatti indifferentemente a tutti gli atenei. Ci sono Università che hanno immobilizzato in personale ben più dle 90% del budget (vedi la Sapienza di Roma). Ci sono Università più virtuose, che sono cresciute tantissimo, producendo ricerca e didattica di ottima qualità. Niente, tutti trattati allo stesso modo.
- Infine, ed è questo il provvedimento che personalmente giudico più grave, è stata bloccata l'attivazione dell'Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca (ANVUR), una delle poche iniziative del ministero Mussi andate a buon fine. Senza una seria valutazione, nessuna riforma dell'Università è possibile. Il fatto che il primo provvedimento (sic!) della Gelmini sia stato il blocco dell'ANVUR dà da pensare sulle reali intenzioni di questo governo.
Modica è di parte due volte. Perché dell'opposizione e perché ex-accademico. Però l'articolo è equilibrato dopo tutto, e si chiude in questo modo:
Insomma poco pragmatismo, poca Europa, pochi giovani, tanta ideologia. Eppure la nostra università, ganglio fondamentale di una società/economia della conoscenza, ha bisogno estremo di pragmatismo, di Europa, di giovani ma soprattutto di una strategia politica. Una strategia che si basi solidamente sull’esistente (ad esempio i dati OCSE) ma che sappia anche produrre idee e scelte concrete sul sistema universitario che vogliamo veder funzionare in Italia nei prossimi decenni, non solo nei prossimi mesi, fissando precise priorità. Se non vogliamo finire davvero fuori dall’Europa, maggioranza e opposizione, ciascuna per la sua parte di responsabilità, devono aprire un dibattito serio e documentato su questi temi in Parlamento e nel Paese.
Voglio essere propositivo perchè già altri scrivono in termini lamentosi. I nodi vengono al pettine e gli errori del passato si pagano. Credo che l'unico modo di tentare una via d'uscita il seguente.
RispondiElimina1) Sedersi al tavolo del Governo con una controproposta scioccante: L'Università italiana è disposta ad una rapida svolta meritocratica ed efficientistica se si soprassiede ai tagli. Quando parlo di svolta meritocratica ed efficientistica parlo di una valutazione oggettiva del rendimento di ogni singolo docente/non docente. In base ai risultati ottenuti si può essere premiati o penalizzati fino al licenziamento. Questa svolta deve avvenire per tappe forzate in non più di 5 anni.
2) Occorre che l'Università impari a curare maggiormente la propria immagine
che, non priva dei contenuti, faccia capire ai cittadini italiani che l’Università Italiana è una istituzione di cui essere fieri. Gli argomenti e gli esempi non mancano, ma rimangono nascosti. Mi chiedo infine perchè gli industriali non battano un colpo contro tagli che provocheranno danni evidenti anche a loro quando cercheranno laureati e ne troveranno sempre meno e sempre meno preparati. Le grandi aziende potranno reclutarli dall’estero, ma sarà più difficile per le piccole e medie aziende che sono il 90% del tessuto produttivo.
Ciao, grazie per l'intervento. Ho visto hai aperto un blog per l'occasione, se ti servissero contributi da parte mia o di miei colleghi, fammi un fischio. Ho sempre pensato che sarebbe opportuno fare un blog a più mani con i contributi di docenti e non sullo stato dell'Università, e soprattutto che raccogliesse proposte per il futuro, ma finora non ho avuto il tempo di mettermi all'opera.
RispondiEliminaIo ho una mia proposta, che puoi leggere qui.
Non credo che si possa realisticamente legare lo stipendio al rendimento, perché è molto difficile e costoso farlo. Nella mia proposta, è l'università nella sua interezza a essere sottoposta a valutazione del rendimento, con conseguenze sui fondi trasferiti dallo stato. A sua volta l'Università, se completamente libera di decidere chi assumere, sarà spinta ad assumere persone valide per non vedere diminuiti si suoi trasferimenti.
Sull'immagine siamo d'accordo. Ma non è affatto facile, come dici tu ci vorranno anni.