*Art. 69. - Progressione triennale
* 1. A decorrere dal 1° gennaio 2009 la progressione economica degli stipendi prevista dagli ordinamenti di appartenenza per le categorie di
personale di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, si sviluppa in classi ed aumenti periodici triennali con effetto sugli automatismi biennali in corso di maturazione al 1° gennaio 2009 ferme restando le misure percentuali in vigore.
Detto in italiano, se prima era previsto uno scatto di anzianità ogni due anni, ora ne è previsto uno ogni tre, a parità di importo. E' abbastanza chiaro che questa misura penalizza fortemente chi è all'inizio della carriera, come il sottoscritto, mentre è ininfluente per chi è già vicino alla pensione.
A tal proposito, ricevo una e-mail dai colleghi dell'Università di Pisa che volentieri riporto qui sotto:
Cari amici e colleghi,
[...] a Pisa ci siamo "divertiti" a stimare quanto ci costerà tale manovra facendo alcune simulazioni che potete trovare nel documento PDF allegato. I tagli in questione vanno a colpire soprattutto i più giovani (indipendentemente dalla fascia) ed in particolare i neo-assunti ovvero coloro che hanno più scatti di carriera di fronte a sé. Come si vede dalle simulazioni, i tagli sono complessivamente nettamente superiori ai centomila euro. Vi prego di dare diffusione al documento allegato. Grazie per l'attenzione.
Ecco il documento allegato. Impressionante vero? Da calcoli approssimativi, a fine carriera, se tutto va bene, avrò circa 10.000 euro all'anno in meno rispetto a un mio attuale collega anziano. Significa un taglio di ben più del 10% su uno stipendio già parecchio inferiore ai nostri colleghi europei. Ovviamente, significa una pensione più bassa, perchè saranno stati fatti minori versamenti contributivi.
Quanto conta di risparmiare il governo con tale taglio sulle mie aspettative future?
2. In relazione ai risparmi relativi al sistema universitario, valutati in 40 milioni di euro per l'anno 2009, in 80 milioni di euro
per l'anno 2010, in 80 milioni di euro pe l'anno 2011, in 120 milioni di euro per l'anno 2012 e in 160 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013, il Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, tenuto conto dell'articolazione del sistema universitario e della
distribuzione del personale interessato, definisce, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze le modalita' di versamento, da parte delle singole universita' delle relative risorse con imputazione al capo X, capitolo 2368 dello stato di previsione delle entrate del
Bilancio dello Stato, assicurando le necessarie attivita' di monitoraggio.
Bene, il risparmio annuale sarà di parecchio inferiore al prestito Alitalia. Fa piacere saperlo. Fa poi ancora più piacere sapere che quest'anno il governo risparmierà con questo taglio meno della metà di quanto ha dato l'anno scorso ai camionisti che bloccavano le autostrade.
Per togliere ogni equivoco di torno: la stessa misura è stata tentata l'anno scorso di soppiatto dal governo Prodi, e arrivati quasi in fondo non gli è riuscita. Volete scommettere che quest'anno invece si arriva in fondo?
Ah, naturalmente non ci si ferma qui: blocco del turnover (ogni 5 docenti che vanno in pensione se ne può assumere 1), e taglio pesante sul fondo di finanziamento ordinario (ovvero l'"ossigeno" dell'Università). Come "contropartita" le università potranno, se vorranno, trasformarsi in fondazioni private.
Ora, sulla contropartita, non sono un esperto, ma i colleghi economisti e non che ho sentito, alla proposta mi hanno risposto con frasi non riportabili in questo blog. Più seriamente, non ho ancora sentito un commento serio a supporto della possibilità di trasformarsi in fondazioni, neanche dai docenti più liberisti e "americanisti". Magari ne riparleremo in seguito.
Invece, per quanto riguarda il blocco e i tagli, essi sono semplicemente un altro colpo di piccone a una struttura già decrepita e sul punto di crollare, e una pietra tombale per le speranze dei giovani brillanti che vogliono entrare nell'università oggi.
Naturalmente la protesta sta pian piano montando. Non siamo camionisti noi, quindi a chi volete che importi? Oggi comunque il ministro Gelmini si fa intervistare da Repubblica sulla questione. Riporto la risposta ad alcune domande (come reminder: queste "interviste" consistono in una lista di domande che il giornalista manda all'ufficio stampa del ministero che più tardi invia indietro le risposte, e spesso si contratta su quali domande si possono fare).
Le condizioni degli atenei italiani sono molto variabili. Non era possibile modulare i tagli - ad esempio in base al merito - invece di stabilire una stretta cospicua per tutti?
"Ogni ateneo è una realtà a sé, lo so perfettamente. Per questo stiamo studiando i margini per non ripartire la decurtazione indistintamente tra tutti gli atenei, ma in base ad appositi indicatori che saranno individuati in accordo con la Conferenza dei rettori. Stiamo già lavorando all'individuazione di criteri più idonei e efficaci per ripartire nel 2009 le risorse - e conseguentemente i tagli - sulla base di indicatori di merito. Inoltre i mancati finanziamenti del Fondo ordinario verranno compensati dal Fondo straordinario, istituito per premiare gli atenei migliori".
Prende in giro? che fate, prima tagliate a tutti e poi si definiscono i criteri per stabilire chi è migliore? e se nel frattempo il paziente muore? promesse in cambio di tagli, è tutto quello che sanno fare i governi da anni a questa parte. Promesse che cadono quasi sempre nel vuoto, perché questa volta dovrebbe essere diverso? Da una che è stata "dimessa" da Presidente del Consiglio Comunale del suo paese per "inoperosità", come posso aspettarmi tutta questa attività frenetica? E il fondo straordinario è davvero straordinario, dato che fin'ora nessuno ne ha visto la consistenza.
E tutto il lavoro fatto sul problema della valutazione della ricerca fin'ora, vedi i vari CIVR e adesso ANVUR? Voci di corridoio dicono che la ministra non apprezza. Forse perché varato dallo scorso governo? sembra comunque che si debba ripartire da capo a stabilire i criteri. Buon Dio, quanto ci vorrà ancora? E i concorsi nel frattempo resteranno come prima? (locali e a vincitore unico, quindi già designato?). In realtà, la verità è un'altra, prendete nota: la valutazione costa. E questo governo non ha intenzione di spenderci una lira.
Come immagina l'università del futuro?
Riassumo l'università che sogno in tre parole: internazionale, eccellente, meritocratica. E, quarto, trasparente. Le singole università dovranno fornire sui loro siti web, come avviene in gran parte del mondo anglosassone, i dati sugli sbocchi professionali dei loro studenti, sulla produzione scientifica annuale dei loro docenti e ricercatori e sulla soddisfazione degli studenti, un monitoraggio che già diversi atenei, statali e privati, provvedono a compiere. Solo con la trasparenza e l'accessibilità alle informazioni può affermarsi un sistema pienamente meritocratico, che consenta a studenti e famiglie scelte consapevoli e informate.
Nell'ultima frase sta il pensiero di questa classe dirigente. Ecco cos'è l'Università: una scuola superiore un po' più avanzata di un liceo o di un istituto tecnico. Il sistema meritocratico serve a fare in modo che studenti e famiglie possano orientarsi. Punto. Per questo, basta pubblicare tutti i dati sui siti web, e finisce lì, che ognuno si faccia la sua valutazione di qual'è l'università migliore, quella che offre più sbocchi lavorativi. Magari spendendo un po' di più in pubblicità per dare ossigeno all'economia, che diamine!
Nel frattempo, i professori si organizzeranno, vedrete. Ho l'obbligo di 120 ore di didattica? e 120 ore siano, non un minuto di più. Se serve il mio contributo per un corso in più, pazienza, arrangiatevi.
Che devo dire adesso ai miei colleghi più giovani che vogliono tentare la carriera? Che devo fare io stesso di un paese che non mi vuole, anzi che mi deride?
mi spiace molto. adesso poi la Gelmini è indaffarata sulla questione fondamentale del grembiule... una cosa alla volta.
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