giovedì 20 dicembre 2012

La logica e l'intuito

In questi giorni infuria una polemica piuttosto confusa sul test che il ministero ha usato per preselezionare i candidati al concorso per gli insegnanti.

Trovate le domande del test a questo indirizzo, e quindi potere cimentarvi anche voi con le domande a risposta multipla. In particolare ha provocato parecchie polemiche la sezione dedicata alle abilità logico dedutive e di comprensione del testo. Tutto è partito da un insegnante precario che non essendo riuscito a passare il test ha pensato di sfogarsi pubblicando un articolo sul Fatto quotidiano, dove  riporta una delle domande che evidentemente ha trovato particolarmente difficile o assurda:
Pamela, Fiona e Gina, sono tre ragazze newyorkesi. Stanno prendendo il sole in una piscina della loro città. Pamela indossa un costume intero. Fiona legge un libro, Pamela e Gina sono cugine
Le risposte possibili erano:
(a) Fiona è una studentessa universitaria; (b) Pamela è grassa; (c) a Roma non sono le 9 del mattino; (d) Pamela e Fiona sono cugine
Pensateci alcuni secondi anche voi. Se non trovate la soluzione, potete leggere, il post (un pochino polemico, forse) di .mau. 

L'articolo e soprattutto il test hanno scatenato polemiche sui social network, tra chi dice che tali domande da settimana enigmistica non sono adatte a selezionare un docente di storia, letteratura o storia dell'arte; e chi dice che invece un minimo di competenze logico/deduttive sarebbero necessarie a tutti, a maggior ragione a degli insegnanti.

Al di là della qualità complessiva delle domande di questo specifico test (secondo me piuttosto bassa, almeno per quanto riguarda la sezione sulle "competenze digitali, vedi qui) io la penso come il secondo gruppo: un minimo di abilità logico-deduttive dovrebbero essere patrimonio comune delle persone, un po' come saper scrivere un tema in italiano corretto, o sapere chi erano Mazzini e Garibaldi.

Ma in questo post in realtà volevo dire un'altra cosa.

Ulteriore premessa: quelli che seguono sono miei pensieri in libertà che provengono dalla mia (limitata) esperienza di insegnante all'università e di insegnante dei miei figli. Non ho studiato pedagogia, psicologia dello sviluppo, didattica, e quindi è possibile che le osservazioni che riporto qui sotto vengano smentite da studi scientifici, che non ho avuto modo di studiare. In tal caso, vi prego di aggiornarmi nei commenti!

Tutto parte dall'osservazione che, di fronte a un quesito come quello riportato qui sopra, le persone si dividono in due categorie: quelle che lo trovano facile e lo risolvono piuttosto velocemente; e quelle che lo trovano assurdo e non riescono a risolverlo.

Il primo gruppo di persone pensa di aver risolto il problema grazie a una serie di concatenazioni logiche, della serie premessa-conclusione; sillogismi, in effetti, messi uno dietro l'altro, che portano naturalmente dall'enunciato del problema alla sua soluzione.  Ne dovremmo concludere che il secondo gruppo di persone è "stupido", in quanto non in grado di capire dei semplici sillogismi. In realtà la faccenda è molto più complicata di così.

Secondo me, chi risolve il problema non lo fa usando le sue capacità deduttive, ma le sue capacità intuitive. Poi, una volta indovinata la soluzione, cerca di provarne la  correttezza cercando un percorso deduttivo che porti a spiegare il perché la soluzione è corretta. Nel caso di un problema semplice come quello enunciato qui sopra, il tutto avviene in brevissimo tempo nel proprio cervello. Alle volte, la seconda parte (la parte deduttiva) non c'è proprio: sappiamo che è giusto, ma non sappiamo bene perché.


Per spiegare come io credo che avvenga, proverò a enunciare i passi come se guardassimo un filmato di quello che succede nel mio cervello mentre risolvo il problema al rallentatore.
  • L'enunciato viene letto, e il cervello prende nota di alcuni particolari che colpiscono la mia immaginazione. Di certo, non sono ancora in grado di memorizzare tutti i dati (nel caso della domanda qui su, sono dati particolarmente strani e sembrano poco rilevanti). A me per esempio mi ha colpito in nome Fiona, piuttosto inusuale, e mi è venuto in mente per un attimo Shrek. 
  • Vengono lette le possibili risposte. Nel frattempo il mio occhio torna all'enunciato e cerca di fare pattern matching con i dati. Dopo aver letto la risposta (a), in effetti ho subito riletto la domanda, e mi sono detto "che c'azzecca"? Il pattern matching mi ha detto "niente". Nessun campanello è suonato nella testa. 
  • Leggo la seconda possibile risposta, comincio a capire l'inghippo. Solo una risposta avrà a che fare con l'enunciato, quale? 
  • La terza e la quarta le leggo in un lampo. Leggendo la (c) suona il campanello, ma solo dopo aver letto l'ultima sono sicuro. E' la (c), la so! Il pattern matching è stato fra le parole New-York e Roma, e mi vengono anche alla mente le parole "jet lag" (chissà perché, sarà che sono andato negli USA la settimana scorsa?). 
  • A questo punto, il cervello automaticamente comincia a formare una catena logico deduttiva tra l'enunciato e la risposta (c), ma io so già che la (c) è la giusta, dai, la mano stringe la penna, e sto quasi per segnare la risposta, se non fosse che anni e anni di scuola, esami, test, sia come alunno che come insegnante, mi hanno inculcato nella mente che è sempre meglio controllare un'altra volta fino in fondo. 
  • E quindi mi costringo a portare il ragionamento deduttivo fino in fondo, ed ecco che esce qualcosa tipo quello che c'è scritto nel post di .mau. 
La parola chiave qui è "pattern matching". Non ho affatto cominciato con un sillogismo del tipo "date le premesse ...". Questo tipo di approccio applicato a un problema aperto non funziona. Il nostro cervello lavora in maniera differente:  cerca continuamente collegamenti e similitudini tra concetti. La catena logico-deduttiva viene sempre dopo.


E' un po' come quando uno scienziato cerca di dimostrare qualcosa. Prima usa l'intuito per fare un'affermazione, e poi usa il ragionamento ed eventualmente l'esperimento per provare la correttezza. Stessa cosa per i matematici: prima usano l'intuito per "scoprire" una proprietà matematica; e poi si mettono con tanta pazienza a fare la dimostrazione.


Ora, il fatto è che non tutti sono in grado di fare pattern matching su concetti astratti. Serve allenamento (tanto) ma anche una naturale predisposizione. Non saper fare questo tipo di pattern matching non significa essere stupidi o minorati mentali. Per esempio, c'è gente che manca del tutto di questa abilità, ma riesce in modo molto efficare a fare patter matching visivo (riconoscere un posto da una foto, oppure trovare l'orientamento in una città sconosciuta); ecc.

E' utile saper fare pattern matching? Siamo sicuri che chi sa risolvere le domande come quella riportata qui su abbia delle competenze logico deduttive generali e applicabili anche in altri casi più concreti e più utili? Secondo me la risposta è "Si", e non solo per gli insegnanti di scienze e matematica, ma anche per tutti gli altri.

E' un qualcosa che si può imparare? Secondo me la risposta è "Ni". Cioè, bisogna esserci portati, ma come al solito l'allenamento può migliorare molto le cose. 

Forse bisognerebbe allenare i bambini a questo tipo di esercizi fin da piccoli? Qui la risposta è "Non lo so", non ne sono affatto sicuro. In particolare, mi manca lo studio della pedagogia. So bene che i concetti astratti nei bambini non sono ancora del tutto presenti, e un corretto apprendimento del processo di astrazione è fondamentale per la crescita intellettuale. Al solito, ci sono bambini particolarmente portati al ragionamento astratto, e bambini molto poco portati; proporre esercizi logico-deduttivi di questo tipo potrebbe respingere i bambini poco portati invece di allenarli. Insomma, io qui mi tiro indietro e lascio parlare gli esperti.

Concludendo, comprate qualche copia della Settimana Enigmistica in più ogni tanto, hai visto mai che vi riesce di passare un concorso!

7 commenti:

  1. a dire il vero, io non ho fatto affatto pattern matching, ma ho davvero eliminato le altre tre possibilità (e non ero riuscito bene a capire la logica di parlare di Roma).

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    1. @.mau. in effetti ho fatto la premessa che erano osservazioni personali: ho sempre basato la mia intelligenza sull'intuito più che sul ragionamento, ed è per questo che sono un pessimo giocatore di scacchi...

      Naturalmente, se non avessi fatto pattern matching, sarei arrivato lo stesso alla soluzione di un problema cosi semplice, proprio come hai fatto tu, cioè per eliminazione.

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  2. Nemmeno io sono esperto di pedagogia, psicologia dello sviluppo, didattica... sarà per questo che sono d'accordo su tutta la linea?

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  3. Ma la risposta (c) è falsa. Anzi, proprio la (c) è la prima da escludere, in quanto certamente falsa.
    Le altre 3 sono da escludere perché la descrizione del contesto manca di elementi che le giustifichino.

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    1. Beh, a me sembra vera, e lo dimostro per contraddizione. Supponiamo la (c) sia falsa, e che quindi a Roma siano le 9 del mattino. Quindi a New York (con 6 ore di fuso orario) sarebbero le 3 del mattino. E le nostre 3 amiche non potrebbero prendere il sole nella loro città, perché a New York non c'è il sole alle 3 del mattino. Questo contraddice l'enunciato. Ne segue che a Roma non sono le 9 del mattino. CVD.

      Perché dici che è falsa, cosa non torna in questa dimostrazione?

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    2. PORCA P***ANA!!!
      A Roma NON sono le 9 del mattino!
      Chiedo venia...

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    3. Non c'è problema. Capita spesso anche a me (è così che si falliscono gli esami... ) buon natale!

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