martedì 6 ottobre 2009

Come (non) premiare il merito

La notizia è che qualche giorno fa finalmente è stato pubblicato il decreto sulla "distribuzione meritocratica" del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università (qui uno dei miei post precedenti sull'argomento).

L'articolo in questione è l'Art. 4, che si limita a rimandare all'allegato. Non ho avuto molto tempo per guardare in profondità, ne ho la possibilità di fare conti, perché non ho accesso ai dati.

Qualcuno però si è preso la briga di fare i conti, ed è saltato fuori qualcosa che sembra a prima vista molto strano. Il meccanismo è spiegato abbastanza bene sul sito dei Ricercatori Precari. Provo a riassumervelo brevemente, facendovi più o meno lo stesso esempio del post che ho linkato.

Prima del decreto il FFO veniva distribuito in base soprattutto alla dimensione delle Università. Supponiamo che ci siano 3 Università, A, B e C, che l'anno scorso hanno ricevuto rispettivamente 5.000, 3.000 e 2.000 euro, per un totale di 10.000 euro.

Il decreto ridistribuisce il 7%. Quindi, per prima cosa si assegna il 93% dei fondi in base alla dimensione: rispettivamente 4650, 2790 e 1860. Poi si prendono i 700 euro rimanenti e si distribuiscono in base al merito. Supponiamo che l'Università A sia la migliore e abbia ottenuto un indice di merito di 4; l'Università B ha preso 3.3, e l'università C ha preso 2.7. Dividendo i 700 euro proporzionalmente rispetto al merito, si ottengono rispettivamente 280, 231 e 189 euro. Cosa succede adesso se sommo tali numeri ai precedenti?
I calcoli sono riassunti nella seguente tabella.


distribuzione FFO 2008 quota base (93%) indice di merito quota “meritocratica” assegnazione totale variazione percentuale
A $5,000.00 $4,650 4 $280.00 $4,930.00 -1.40%
B $3,000.00 $2,790 3.3 $231.00 $3,021.00 0.70%
C $2,000.00 $1,860 2.7 $189.00 $2,049.00 2.45%

$10,000.00 $9,300.00 10 $700.00 $10,000.00

Ecco qui: l'Università A è la migliore, ed è la più grande, ma vede diminuire il contributo dello stato. L'Università C è la peggiore, e anche la più piccola, ma vede aumentare il contributo.

Come è possibile tutto ciò? Chi sa qualcosa di matematica non avrà difficoltà a scoprire l'arcano: quello che conta è il rapporto tra gli indici di merito. Se il rapporto fra due indici (ad esempio l'indice per A e l'indice per C) è inferiore al rapporto fra le dimensioni, necessariamente la prima Università perderà rispetto alla seconda.

I ricercatori ci fanno notare che il ministro a luglio si è premurato di pubblicare solo l'ultima colonna della mia tabella, cioé la variazione percentuale sul finanziamento, e non l'indice di merito. Naturalmente, pubblicando solo tale parametro, e non essendo a conoscenza dei meccanismi sottostanti, il lettore è stato portato a pensare che un'università in alto nella classifica fosse necessariamente migliore di una più in basso nella classifica. Cosa che potrebbe anche non essere vera! Il danno grave è stato pubblicare tale "classifica" in periodo di immatricolazioni, favorendo certe Università rispetto ad altre in maniera immeritata.

Il caso che ha fatto scalpore è appunto quello de "La Sapienza", la più grande Università italiana. Secondo alcune classifiche internazionali, La Sapienza è anche una delle migliori Università italiane. Ma non secondo il ministero, almeno guardando esclusivamente la variazione percentuale sul finanziamento. Essendo la più grande è anche quella che ha ceduto la maggior parte del suo finanziamento precedente, e non ha avuto un indice di merito sufficientemente maggiore delle altre da poter recuperare quello che aveva ceduto. Per farvi un esempio: La Sapienza, essendo 10 volte più grande dell'Università di Trento, ha ceduto 10 volte di più, ma non è riuscita ad essere abbastanza "meritevole" da recuperare tutto.

Tutto ciò potrebbe anche essere sensato, se fra gli obiettivi del Ministero ci fosse stato fin dall'inizio il voler favorire le piccole Università. Ma non mi sembra che nessun documento del ministero citi la necessità di premiare le piccole.

Ci sono due possibili interpretazioni:

1) La distribuzione sia stata fatta secondo logiche "politiche";
2) Avendo fatto le cose molto in fretta, nessuno abbia valutato bene questo problema.

In entrambi i casi, non ci resta che dare il pollice verso a questa "riforma". E' probabile che a regime le cose cambieranno. Bisogna applicare un moltiplicatore correttivo all'indice che tenga conto delle dimensioni dell'Università, altrimenti tale metodo di distribuzione ci sembra sommamente ingiusto.

Nel frattempo, noto con rammarico e tristezza che il ministero non ha perso occasione per offrire il fianco a facili e sacrosante critiche. All'annuncio del provvedimento avevo fatto i miei complimenti al ministero, lodando l'iniziativa. "Finalmente si premia il merito! Non sarà un metodo perfetto, ma almeno si comincia", dicevo. Sono costretto a rimangiarmi tutto. Dilettantismo? Superficialità? Non so più cosa dire.

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