Oggi, aprendo l'e-mail mi arriva questo articolo della stampa. Se avete la forza di leggere fino in fondo, scoprirete che:
- Grazie a una regola della finanziaria di TPS (governo Prodi), le Università e gli enti di ricerca devono spendere i fondi di ricerca entro 3 anni dall'assegnazione, se no, il ministero dell'economia se li riprende.
- Ovviamente: a) ci sono progetti di ricerca che durano più di tre anni, b) spesso per cause e lentezza burocratiche non si riesce a far partire subito tutti i contratti gli assegni e le borse all'inizio del progetto. Per cui, molte università sono in rosso: gli sono stati assegnati i fondi, e poi gli sono stati tolti.
- TPS, dicevo, è il responsabile. E naturalmente, Tremonti si è guardato bene dal revocare questa regola. Chissà perché, su queste cose c'è sempre una strana convergenza sinistra-destra.
Poi, già depresso, vado ad un'assemblea d'Ateneo, cove c'erano tutti i docenti, i ricercatori, e i rappresentanti degli studenti. Dove scopro che:
- Il ddl sull'Università non verrà presentato neanche al prossimo cdm del 15 giugno. E non si ha ancora una bozza definitiva.
- Un alto dirigente del MIUR sembra abbia dettato le regole per le prossime assunzioni dei ricercatori, pomposamente definite "tenure track". Sembra che siano previste regole molto dure e mooolto selettive per il concorso iniziale (ih ih... eheheh... aaah, AH AH AH, ... scusate non riesco a trattenermi dal ridere). Poi, se passi il concorso, l'assunzione a tempo determinato. Dopo un periodo (3 anni? 5 anni? boh), si fa una valutazione seria, e solo in caso di un risultato positivo ci sarebbe l'assunzione a tempo determinato.
- Cioè. Non è che ci sia bisogno di fare una legge, perché è già quasi così. Infatti, docenti e ricercatori dopo 3 anni devono essere valutati (si chiama conferma), e in caso di valutazione positiva si entra in ruolo (confermato), altrimenti si resta non-confermati, e bisogna rifare la valutazione dopo 3 anni. Se anche alla seconda valutazione si ha un risultato negativo, si scende di grado e di stipendio. Non è proprio come essere licenziati, ma insomma. Il problema grosso è che in Italia vengono confermati praticamente tutti. Come pensa di rendere più seri i concorsi e le valutazioni il nostro brillante dirigente?
- La nostra Università non è certo fra le ultime in Italia come performance. Eppure, le regole sono queste: si può spendere in assunzioni solo il 50% del budget di quelli cessati nell'anno precendete. Quindi, se sono andati in pensione in 2 nel 2008 (oppure si sono traferiti, oppure sono deceduti),se ne può assumere circa uno. Aspettate, non è finita: in realtà la regola non è solo sul budget, ma sui "punti organico" (un ordinario vale 1 punto, un associato vale 0.7, un ricercatore 0.5, e via via). L'anno scorso abbiamo avuto 1.65 punti organico "cessati", quindi per quest'anno ne possiamo utilizzare 0.825. Aspettate. Sempre che si riesca a finire l'assunzione entro dicembre, perché sembra che da un anno all'altro, se non usi i punti, questi vengono "persi" (ma non si sa veramente). Cioè, se non usiamo 0.85 per fare un'assunzione entro il 2009, questi punti non si accumuleranno per l'anno prossimo.
- Quindi, per i prossimi 3 anni, forse riusciamo a mettere insieme un paio di ricercatori, forse.
- Unica nota positiva: sembra (sembra, non mi voglio sbilanciare troppo, finché non tocco con mano) che sia recentemente cambiato il regime dei visti per i ricercatori stranieri da chiamare in Italia. Sembra che se la mia Università si registra presso il ministero dell'Interno, garantisce ecc, allora posso evitare un paio di girigogoli e assumere uno straniero più facilmente e con uno stipendio più alto (ne avevo parlato qua).
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