mercoledì 10 giugno 2009

Depression

Oggi, aprendo l'e-mail mi arriva questo articolo della stampa. Se avete la forza di leggere fino in fondo, scoprirete che:
  1. Grazie a una regola della finanziaria di TPS (governo Prodi), le Università e gli enti di ricerca devono spendere i fondi di ricerca entro 3 anni dall'assegnazione, se no, il ministero dell'economia se li riprende.
  2. Ovviamente: a) ci sono progetti di ricerca che durano più di tre anni, b) spesso per cause e lentezza burocratiche non si riesce a far partire subito tutti i contratti gli assegni e le borse all'inizio del progetto. Per cui, molte università sono in rosso: gli sono stati assegnati i fondi, e poi gli sono stati tolti.
  3. TPS, dicevo, è il responsabile. E naturalmente, Tremonti si è guardato bene dal revocare questa regola. Chissà perché, su queste cose c'è sempre una strana convergenza sinistra-destra.
Poi, già depresso, vado ad un'assemblea d'Ateneo, cove c'erano tutti i docenti, i ricercatori, e i rappresentanti degli studenti. Dove scopro che:
  1. Il ddl sull'Università non verrà presentato neanche al prossimo cdm del 15 giugno. E non si ha ancora una bozza definitiva.
  2. Un alto dirigente del MIUR sembra abbia dettato le regole per le prossime assunzioni dei ricercatori, pomposamente definite "tenure track". Sembra che siano previste regole molto dure e mooolto selettive per il concorso iniziale (ih ih... eheheh... aaah, AH AH AH, ... scusate non riesco a trattenermi dal ridere). Poi, se passi il concorso, l'assunzione a tempo determinato. Dopo un periodo (3 anni? 5 anni? boh), si fa una valutazione seria, e solo in caso di un risultato positivo ci sarebbe l'assunzione a tempo determinato.
  3. Cioè. Non è che ci sia bisogno di fare una legge, perché è già quasi così. Infatti, docenti e ricercatori dopo 3 anni devono essere valutati (si chiama conferma), e in caso di valutazione positiva si entra in ruolo (confermato), altrimenti si resta non-confermati, e bisogna rifare la valutazione dopo 3 anni. Se anche alla seconda valutazione si ha un risultato negativo, si scende di grado e di stipendio. Non è proprio come essere licenziati, ma insomma. Il problema grosso è che in Italia vengono confermati praticamente tutti. Come pensa di rendere più seri i concorsi e le valutazioni il nostro brillante dirigente?
  4. La nostra Università non è certo fra le ultime in Italia come performance. Eppure, le regole sono queste: si può spendere in assunzioni solo il 50% del budget di quelli cessati nell'anno precendete. Quindi, se sono andati in pensione in 2 nel 2008 (oppure si sono traferiti, oppure sono deceduti),se ne può assumere circa uno. Aspettate, non è finita: in realtà la regola non è solo sul budget, ma sui "punti organico" (un ordinario vale 1 punto, un associato vale 0.7, un ricercatore 0.5, e via via). L'anno scorso abbiamo avuto 1.65 punti organico "cessati", quindi per quest'anno ne possiamo utilizzare 0.825. Aspettate. Sempre che si riesca a finire l'assunzione entro dicembre, perché sembra che da un anno all'altro, se non usi i punti, questi vengono "persi" (ma non si sa veramente). Cioè, se non usiamo 0.85 per fare un'assunzione entro il 2009, questi punti non si accumuleranno per l'anno prossimo.
  5. Quindi, per i prossimi 3 anni, forse riusciamo a mettere insieme un paio di ricercatori, forse.
  6. Unica nota positiva: sembra (sembra, non mi voglio sbilanciare troppo, finché non tocco con mano) che sia recentemente cambiato il regime dei visti per i ricercatori stranieri da chiamare in Italia. Sembra che se la mia Università si registra presso il ministero dell'Interno, garantisce ecc, allora posso evitare un paio di girigogoli e assumere uno straniero più facilmente e con uno stipendio più alto (ne avevo parlato qua).
Insomma, oggi è stato un po' deprimente, sì.

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