Senza TV
Essendo rimasto senza TV, senza giornali e senza Internet negli ultimi giorni, mi sono perso il teatrino di polemicuzze italiche sul terremoto abruzzese. Per fortuna. Perché leggendo oggi i giornali c'è da mettersi le mani nei capelli. Il plot è sempre lo stesso: tutti si accusano a vicenda delle peggiori nefandezze, ma al solito non si capiscono bene i termini del problema. C'è chi dice che non sia ancora il momento delle polemiche, e chi la butta in caciara come al solito. Scommetto quello che volete che la magistratura non arriverà proprio a niente.
Non voglio buttarmi anch'io a fare polemiche di bassa lega, quindi eviterò le solite accuse generiche e generalizzate. Semmai vorrei fare una piccola critica costruttiva alla nostra protezione civile, senza offesa per nessuno, per carità.
Prima di lanciarmi sul tema, lasciate che vi racconti una piccola e quasi insignificante esperienza personale.
Hurricane!
Come detto un paio di post fa, tra agosto e dicembre 1999 mi trovavo in North Carolina, USA, e precisamente a Chapel Hill, presso la University of North Carolina. Mentre ero lì, arrivò l'uragano Floyd.
Con gli uragani non si scherza, e gli USA sono decisamente attrezzati. Floyd era di categoria 4 (per paragone, Katrina fu di categoria 5), ma non fece tanti danni in USA, perché si smorzò abbastanza presto dopo aver colpito le Bahamas, arrivando a Cape Fear che era già diventato di categoria 2.
Passò a soli 15 km dalla casa dove ero ospitato a Chapel Hill. Ma naturalmente, è impossibile prevedere da dove passa un uragano. Negli USA c'è un canale nella TV via cavo che si chiama Weather Channel, che fa previsione metereologiche 24h al giorno, e quando ci sono gli uragani si scatena. Sembra che la previsione del percorso venga affidata a dei vecchi saggi che (probabilmente dopo aver consultato l'artrite la gionocchio) "prevedono" il percorso, naturalmente premettendo parecchi "maybe".
Non si può prevedere il percorso di un uragano, ma per fortuna c'è un po' di tempo prima che arrivi. Weather Channel comincia quindi con parecchio anticipo ad avvertire della possibilità che possano arrivare questi uragani, più o meno quando cominciano a formarsi nell'atlantico. Una settimana prima cominciano a trasmettere stacchetti tipo "cosa fare in caso di uragani". Due giorni prima, tutte le stazioni TV e radio, locali e anche nazionali, mandano avvisi ad ogni telegiornale: "fate scorta di acqua", "procuratevi delle torce", "rinforzate le finestre e le porte", "se potete, evacuate la zona", "non fate affidamento sui telefoni", "procuratevi delle coperte", "fate una valigia da tenere a portata di mano", ecc.
La maggior parte della gente prende molto sul serio questi avvisi. Nessuno va nel panico (o quasi nessuno): nel sud-est degli USA ci sono abituati. Nessuno va dicendo "non creiamo allarmismi", anzi: l'informazione è precisa e capillare. Oddio: forse esagerano un po' (ad esempio, la torcia a manovella mi sembra eccessiva), ma sono americani, e vanno rispettati.
Certo, ogni tanto arriva quello grosso che fa un sacco di danni. E non bastano tutti gli avvisi del mondo per evitare la catastrofe. Come ad esempio successe con Katrina. E come potete ricordare, le polemiche non mancarono. Per esempio, se avete tempo e voglia, potete fare delle ricerche su Internet per capire come fu aggredita l'amministrazione Bush sul come fu dato l'allarme e su come furono gestiti gli aiuti. In tutto il mondo si possono fare errori, ci mancherebbe.
Terremoti
Naturalmente i terremoti sono molto più imprevedibili degli uragani, non c'è paragone. Il terremoto ti sorprende alle 3 di notte, nel letto, e coglie impreparati.
E' vero, non si possono prevedere i terremoti. Chi lo dice fa cattiva informazione. Per l'esattezza: non si può prevedere quando e dove il terremoto colpirà. E d'altro canto, nei giorni immediatamente successivi all'evento dell'Aquila, esperti e meno esperti non hanno fatto altro che ripetere questa litania a ogni intervista: il giornalista che chiede (stupidamente): "si possono prevedere i terremoti?", e l'intervistato risponde "non si può prevedere con esattezza il momento e il luogo in cui avverrà un terremoto". Risposta scientificamente impeccabile.
Poi, oggi leggo questo articolo su La Repubblica. E mi viene in mente Floyd.
Se non si possono prevedere i terremoti, è vero però che da dicembre ci sono state nell'area più di 200 scosse. Io non sono un geologo, è vero. Ho sentito dire che spesso molte piccole scosse sono un segnale positivo, perché vuol dire che l'energia si scarica a poco a poco invece che con un botto unico. Mi sembra ragionevole. Però è pure vero che non si può escludere a priori che arrivi questo botto "grosso". Tra l'altro le scosse di intensità medio alta continuano a registrarsi nell'area anche oggi. Insomma, sebbene non fosse certo che un terremoto "grosso" sarebbe arrivato, evidentemente c'era una certa probabilità che si verificasse. Non so valutare l'entità di questa probabilità, tocca agli specialisti fare queste valutazioni. Però, le mappe sismiche mi sembra parlino chiaro.
Bertolaso da tempo dice che, perché la protezione civile sia davvero efficace, gran parte della lavoro va fatto preventivamente. Non si può che concordare.
La domanda a questo punto è: non si potevano allertare i cittadini abruzzesi, allora? Senza creare allarmismi, ovvio. Per esempio, si poteva scrivere un decalogo di semplicissime regole, come suggerisce il dottor Gallucci su Repubblica. Tenere il telefonino sempre a portata di mano; preparare una piccola borsa con poche cose di utilità, come una coperta, dei ricambi di vestiti, da tenere vicino a una via di fuga; individuare le vie di fuga e le uscite di emergenza; e così via. Non era poi così difficile, e non sarebbe costato molto. E secondo me, la gente non sarebbe andata completamente nel panico: si sarebbe data da fare, invece, per evitare alcuni errori stupidi.
Da parte della protezione civile, si potevano allertare le associazioni, aumentare i presidi, rinforzare gli organici dei vigili del fuoco. E magari, far valutare lo stato degli edifici pubblici, ospedale in primis.
Qualcuno dirà: non sarebbe servito a niente. Non sono d'accordo; se si poteva salvare anche una sola vita con questo sistema, ne sarebbe valsa la pena (dove sono quelli del movimento per la vita quando serve?).
Concludendo, spero che la protezione civile non si culli negli allori, che giustamente le vengono tributati in questo momento per l'organizzazione mostrata "ex-post" (in questo momento, il ministro Matteoli a Porta a Porta parla di "miglior protezione civile del mondo"). Spero invece che si metta quanto prima al lavoro per capire cosa non ha funzionato "ex-ante". Affinché la prossima volta il terremoto ci trovi tutti più preparati.
Ottimo. Se posso darti un consiglio spezza una lancia sulle costruzioni, le norme sismiche e perché non sarebbe così fesso rispettarle, oltre che costruire come si deve.
RispondiEliminaScusa per il ritardo nella risposta!
RispondiEliminaHo dato il problema della "costruzione" di case con la sabbia come "il problema" e quindi come una cosa scontata. C'è già gente che sta facendo un bel casino su questa cosa, magistratura in testa, e blogger di tutta italia a seguire. E' ovvio che la costruzione di case antisismiche è "la soluzione"! Però mi sembrava che il problema della prevenzione non fosse stato trattato adeguatamente, e quindi mi ci sono buttato io, tutto qui!