L'Ars (assemblea regionale siciliana) ha recentemente varato la legge di riordino della sanità siciliana. L'assessore Russo, che ne è l'artefice, è raggiante. Sostiene che con la sua riforma a regime si potranno risparmiare parecchi milioni di euro (le cifre annunciate variano molto, sembra siano almeno 40), puro ossigeno per la disastrata situazione di bilancio della regione, e si potrà addirittura migliorare la qualità dei servizi.
La legge prevede una riorganizzazione delle strutture ospedaliere e delle Asl, con un taglio complessivo dei posti letto. Le Asl diminuiranno di numero, alcuni ospedali saranno considerati come importanti (ce ne sarà almeno uno per provincia), gli altri saranno considerati "di supporto", oppure declassati a "struttura di primo intervento"
Possiamo considerare l'intento tutto sommato lodevole. Direi che non c'era molto altro che si poteva fare: è finito il tempo delle vacche grasse, che in Sicilia è durato fin troppo, e bisognava stringere la cinghia dopo l'allegra gestione Cuffaro (anche se proprio oggi Stella ci segnala l'ennesima infornata di dirigenti).
Naturalmente, non è stato affatto facile far passare questa legge, e non certo per colpa dell'opposizione. Lombardo ha dovuto "pregare" i suoi deputati di turarsi il naso e di votare la legge, per il bene della Sicilia. Lombardo avrebbe anche promesso di andare in tutti i distretti dove sarebbero stati tagliati o accorpati i servizi per "prendersi tutta la responsabilità". E' abbastanza probabile infatti che più di qualcuno pagherà cara questa riforma alle prossime elezioni.
Tanto di cappello al centrodestra siciliano, quindi. Per una volta, sembra stiano andando verso una riduzione dei costi e degli sprechi. Quanto all'incremento della qualità sono abbastanza scettico. Quando si tagliano i costi e si opera una riorganizzazione strutturale di questa portata, difficilmente la qualità aumenta nell'immediato. Passeranno anni, e ci vorranno parecchi sforzi prima di poter effettivamente migliorare la qualità abbastanza bassa in certe sedi periferiche. Sempre che la nuova struttura organizzativa funzioni a dovere.
Mi preme qui parlare però di una delle vittime di questa riforma. Il "nuovo" ospedale di Marsala.
L'attuale ospedale di Marsala, il San Biagio, è una struttura fatiscente situata nel centro città. Marsala conta almeno 70.000 - 80.000 persone, e gli ospedali di Trapani e Castelvetrano distano almeno 25-30 Km.
Moltissimo tempo fa (non ricordo più: 20 anni? almeno!) si decise di cominciare la costruzione di un nuovo ospedale moderno e funzionale, situato fuori città in contrada Cardilla. L'ospedale fu fortemente sponsorizzato dall'On. Massimo Grillo, che a più riprese si fece garante presso la regione per la realizzazione di quest'opera.
Il resto è una storia già sentita decine e decine di volte: la costruzione non termina mai, i costi lievitano, ad un certo punto interviene la magistratura e blocca tutto, poi si ricomincia. Il passare del tempo, i vandali e i ladri fanno ogni volta dei danni, e ogni volta bisogna rifare o ricomprare qualcos'altro. Nel frattempo, si susseguono le inaugurazioni, più o meno ad ogni elezione. Ed ogni volta Grillo prometteva di battersi, oppure dimostrava di essersi battutto con successo, per la costruzione di questo ospedale.
Fatto sta che ad oggi, dopo non so più quanti soldi spesi (si dice 70-80 milioni di euro), l'ospedale non è ancora funzionante. Solo la farmacia ospedaliera ha potuto trasferirsi, i reparti invece stanno ancora al San Biagio. Sembra anche che per rendere pienamente operativa la nuova struttura servirebbero circa il doppio degli attuali dipendenti del San Biagio.
Oh, guardate bene che qui la mafia c'entra forse solo di striscio. Ci sono e ci sono sempre stati dei problemi politici non indifferenti: ai trapanesi per esempio l'ospedale di Marsala non sta per niente bene. E anche a Castelvetrano l'ospedale nuovo non va giù perché porterebbe via un bel po' di clienti. E quindi, i politici di Trapani e di Mazara hanno sempre remato contro. Tra promesse di apertura, attese spasmodiche, riunioni in prefettura, l'ospedale è ancora inutilizzato.
E, indovinate? L'ospedale di Marsala non fa parte dei piani della regione. Resterà quindi una bella cattedrale nel deserto (letteralmente, dato che intorno c'è molto poco), i marsalesi dovranno ancora a lungo accontentarsi del pessimo San Biagio, magari ulteriormente depotenziato dalla riforma, e armarsi di santa pazienza per andare a fare gli esami medici e i ricoveri nell'odiata Trapani.
Che succederà alle prossime elezioni? Saranno disposti i marsalesi ad andare ancora a votare il trapanese Sen. D'Alì?
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