martedì 17 febbraio 2009

Lavorare all'università oggi.

Come si lavora nell'università italiana oggi? Giudicate voi stessi.

Primo. Qualche giorno fa mi arriva questa comunicazione dalla mia amministrazione:
Da una delle ultime verifiche effettuate dai revisori contabili della nostra Università, è emersa la richiesta dei revisori (leggasi obbligo), di non rimborsare più pasti con ricevute fiscali o scontrini dai quali non sia possibile desumere precisamente il dettaglio di cosa sia stato mangiato. I revisori parlano di "scontrino parlante". Nell'anno 2008 abbiamo lavorato "in deroga" ma da quest'anno non sarà più possibile.
Quindi dal 1° gennaio 2009 tutti gli scontrini e le ricevute _*per missioni effettuate in Italia*_ che non riportino il dettaglio del pasto *_non potranno più essere rimborsate.
Per fortuna che la circolare si limita alle missioni in Italia. Te lo immagini andare a spiegare a un finlandese che mi deve emettere lo scontrino parlante se no non mi rimborsano? Minimo minimo scatta la grassa risata (e in un finlandese sarebbe un'evento). Chissà perché solo in Italia poi. Ma non diamo strane idee.

Secondo. Partecipiamo a un progetto FIRB triennale, che si concluderà questa estate. Alcuni dei partner non hanno mai ricevuto denari fin'ora, neanche dopo due rendicontazioni, nonostante le promesse del ministero. Oggi ricevo questa gustoso scambio di e-mail:

Da XXX al coordinatore del progetto:
Ho sentito dal MIUR che i pagamenti saranno bloccati almeno fino ad ottobre 2009 e poi forse verranno sbloccati solo in parte. XXX come altri partner non hanno ricevuto nemmeno il pagamento della prima rendicontazione. Vi chiedo di scrivere/sollecitare chi di dovere altrimenti salta pure il 2009 perchè c'è sempre qualcuno che strilla di più. Questa situazione ci crea non pochi problemi di bilancio ...Possiamo capire cosa fare?
Il coordinatore risponde:
oggi sono fuori, ma domani chiamo il ministero per capire che succede. mi paiono folli ad aprire nuovi call e non ottemperare agli impegni dei call precedenti.
Interviene un terzo collega:
beh, è un altro esempio di "economia di carta"; solo che questi sono anche in controfase e ci danno dentro DOPO che il bubbone è scoppiato :-(
Terzo. Sì, il nuovo bando FIRB è uscito e scade il 27 febbraio. Non hanno ancora pagato quello di tre anni fa, ma ne hanno aperto un'altro. Le regole sono naturalmente assurde, fatte da persone non completamente assennate. Per esempio: il bando è aperto a giovani dottorati con meno di 32 anni, non strutturati (ovvero precari). Bene, diamo una mano ai giovani. Se la proposta di progetto viene approvata, l'Università di appartenenza (ma non sono precari? che vuol dire di appartenenza? boh) è obbligata a fargli un contratto di 3 anni. Cioè un contratto da precario! (che senso ha? va beh, proseguiamo). Domandina: "ma se hanno già un contratto da ricercatore a tempo determinato prima del progetto, che si fa?" risposta del funzionario: "rinunciano al contratto precedente e ne stipulano uno nuovo" (ah, molto pratico!). Domandina numero 2: "e se durante il progetto il giovane vince un posto fisso all'università?" ..... (smarrimento negli occhi del funzionario) ..... "si vedrà caso per caso" (mi sembra di capire che ritengono l'evento piuttosto improbabile).

Quarto. Sembra manchino ancora i decreti attuativi all'epocale riforma Gelmini. Quindi i concorsi sono sempre bloccati. E sono 3 anni ormai. Un mio amico ha fatto domanda ad un concorso lo scorso giugno. Ed è sempre lì che aspetta, non sa neanche se verranno riaperti i termini del concorso. Che bellezza, spazio ai giovani.

Quinto. Infine, una segnalazione: questo gustosissimo post. Io mi identifico completamente nella figura descritta alla voce "docente". Notare anche lo spelling di "mìnistro Gèlmini". Sono i dettagli come questo che fanno i maestri!

2 commenti:

  1. Dev'essere piuttosto deprimente...

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  2. Ecco, post di drammatica attualità in casa dei giovani dottori con meno di 32 anni non strutturati. Lui pensa al FIRB, io, con più amarezza, a un trasferimento in Norvegia. E imparo la didattica dell'italiano come lingua straniera.

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