mercoledì 2 gennaio 2008

Quozienti intellettivi


Questo pomeriggio, mentre ero in macchina, ho ascoltato la trasmissione di Radio 2 "Condor". L'ultima notizia riguardava la pubblicazione del saggio "What is intelligence?" di James Flynn, e relativa recensione del New Yorker di M. Gladwell. I conduttori mi hanno incuriosito parecchio, e quindi, appena tornato a casa, sono subito andato a fare una bella ricerca su Internet.

L'articolo del New Yorker è piuttosto interessante, perché commenta il libro e aggiunge parecchi collegamenti a vicende anche recenti, come quella del premio Nobel Watson. In pratica, Flynn cerca di dare un'interpretazione all'effetto che prende il suo nome, ovvero della scoperta che i punteggi dei test di IQ da una generazione all'altra mostrano miglioramenti sorprendenti. Fatto 100 l'IQ medio dei diciottenni americani negli anni 30, l'IQ medio dei figli di tali americani sarebbe intorno a 108, e dei nipoti sarebbe 120. Tali miglioramenti sono difficilmente spiegabili con miglioramenti della qualità della vita, e difficilmente si può dire che oggi siamo mediamente molto più intelligenti di 50 anni fa. Soprattutto, mi sembra qualcosa di molto difficile da spiegare per chi sostiene che l'intelligenza è predeterminata geneticamente (e sono più di quanti immaginassi!). In effetti, il test viene riscalato periodicamente per tenere conto di questo effetto.

L'articolo riporta parecchi aneddoti carini. Per esempio, sembra che negli anni '30 gli immigrati in USA dal sud italia avessero dei punteggi mediamenti più bassi dei WASP, al pari degli africani e delle minoranze latine. Oggi, i neri africani e i latini mantengono tale differenza, mentre gli italo americani hanno punteggi assimilabili a quelli dei WASP. "Se l'intelligenza è determinata geneticamente", si chiede l'autore, "è mai possibile che in sole due generazioni ci sia stato un tale balzo in avanti da parte di un gruppo etnico?".



Da quello che ho capito, la tesi di Flynn nel libro sarebbe che il punteggio IQ è influenzato, più che dai geni, dall'ambiente socio-culturale in cui cresce un individuo. Mi riprometto di acquistare e leggere il libro quanto prima, per dare delle impressioni più approfondite.

Per ora, Flynn e Gladwell sembrano confermare delle mie vecchie intuizioni
  • Il test (o i test) dell'IQ non misurano l'Intelligenza (con la I maiuscola): primo perché non esiste una definizione univoca e precisa di intelligenza, ne tantomeno di intelligenza umana; secondo, è oggettivamente difficile rendere il test indipendente dall'ambito culturale di riferimento; terzo, alcune capacità solitamente associate con l'intelligenza non sembrano essere catturate dal/dai test; quarto, come diceva Alfred Binet, le qualità intellettuali non seguono il principio di sovrapposizione, e quindi una singola scala lineare sembra perlomeno inadeguata; quinto, non mi è chiaro come le condizioni in base al quale viene condotto il test influenzino il risultato. Secondo questo articolo, ci sono studi secondo i quali le condizioni di stress al momento del test possono influenzare il risultato. Sembra che l'abilità a condurre dei test (ovvero quali domande saltare, a quali rispondere, quanto tempo dedicare a ogni domanda, etc.) possano influenzare il risultato. Cosa misura l'IQ? non lo so. In qualche modo ha a che fare con l'intelligenza, ma ve la sentite di affermare con assoluta certezza che se io ho un IQ più alto di te, sono per questo più intelligente di te?
  • Misurazioni statistiche su fenomeni complessi e altamente non lineari vanno trattate con molta cautela, e interpretate correttamente. Fare statistiche sull'IQ richiede ancora più attenzione, data l'enorme complessità dell'argomento e l'altissimo numero dei fattori in gioco.
Per approfondire:
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4 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. Dopo aver letto quest'intervento mi sono venute in mente delle considerazioni sull'intelligenza che ho trascritto sotto forma di dialogo sul mio blog. Magari ti interessa, o magari no.

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  3. Bel post.
    Si parva licet, posso dire che concorda anche con le mie considerazioni in materia (io brillo di luce riflessa, avendo in casa la mia psico-pedago-antropologa personale ;-)

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  4. in realtà non ne so quanto vorrei, e ho sempre troppo poco tempo per leggere ed approfondire... e poi io non ho specialisti di quel genere in casa! Il mio "consulente" è specializzato in farmacia, e mi fornisce le "droghe" necessarie alla mia sopravvivenza :)

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