mercoledì 11 gennaio 2012

La questione dei farmacisti

Essendo marito di una farmacista dipendente, mi sono negli anni fatto una cultura, e soprattutto un'idea abbastanza precisa della faccenda. E secondo me è molto semplice: il monopolio delle farmacie è particolarmente odioso (altro che tassisti) va spezzato il prima possibile.

Cominciamo a mettere le cose in chiaro. Oggi c'è stato un articolo di Filippo Facci sulla questione con qualche imprecisione e discorsi un po' confusi. E quindi anche se io e Facci siamo più o meno d'accordo sulle conclusioni, è bene mettere le cose in chiaro e in fila una per una.

1) I farmacisti si dividono in "titolari di licenza", cioè possessori di una farmacia, e dipendenti. I primi sono quasi sempre datori di lavoro dei secondi. Esiste quindi un rapporto di subordinazione ben preciso fra le due figure professionali.

2) Tutti i farmacisti di entrambe le categorie devono essere iscritti all'ordine dei farmacisti della provincia di appartenenza, non importa se titolare o dipendente. Ovvio che il rapporto di subordinazione si trasferisca diretto all'interno dell'ordine. Che tra l'altro, ovviamente non serve a niente, se non ad incassare la quota di iscrizione (ma infatti io mi chiedo: a che serve un ordine per dei dipendenti? può avere senso per dei liberi professionisti, ma per dei dipendenti?) Non parliamo poi della cassa (l'ENPAF) o addirittura dell'ONAOSI, ci sarebbero da fare almeno altri due post a parte.

3) Le licenze sono regolate con la cosiddetta "pianta organica del comune", che decide il numero massimo di farmacie, la distanza minima tra farmacie nelle varie zone della città, ecc. Quindi, non è che se ti laurei in farmacia e hai i soldi puoi ottenere una licenza: devi aspettare che un titolare che ce l'ha te la venda. Quindi, ti servono tanti, tantissimi soldi, parecchi milioni di euro; e devi aspettare che qualcuno venda (evento molto ma molto raro). Inoltre, se hai una farmacia e vuoi spostarti da un'altra parte della città, difficilmente potrai farlo senza andare a violare le distanze minime. Quindi, tutto bloccato.

4) L'obiettivo di ogni titolare è di passare la farmacia ai figli, naturalmente. Che quindi spesso studiano farmacia. Ma non è detto che siano delle cime e quindi magari non arrivano a laurearsi in tempo prima della dipartita del genitore (eh, è un problemone, sapete?). Ma niente paura. La legge dice che la licenza rimane al figlio che ha 10 anni di tempo per laurearsi.

Naturalmente, il futuro dottore in medicina non può gestire in prima persona la farmacia (e ci mancherebbe), ma può assumere un direttore (dipendente) che gestisca il tutto in attesa della laurea per predestinato. Ci sono stati casi in cui il figlio si è iscritto alla facoltà di farmacia solo dopo aver ereditato. E in 10 anni ci stai largo, vai, qualunque chiorbone si laurea alla fine (eh, sono diritti acquisiti, non si possono mica levare queste cose qui).

Può in effetti succedere che il farmacista non abbia figli; oppure che i figli non siano interessati, e allora può decidere di passare all'incasso e vendere la licenza, che come potrete immaginare costa un bel po'. Ma sono casi rari.

5) Per mettere su una parafarmacia (una delle liberalizzazioni di Bersani) serve almeno un farmacista, ma non serve una licenza. Le parafarmacie possono vendere farmaci da banco (SOP, ovvero farmaci Senza l'Obbligo della Prescrizione medica). Ad esempio, il moment, l'aspirina, il paracetamolo. Attenzione, deve comunque essere un farmacista a venderti il farmaco, non un commesso qualunque.
 
6) Idem per la grande distribuzione. Se Coop o Esselunga volessero vendere farmaci, dovrebbero assumere dei farmacisti, usare una porzione del negozio e metterci un banco con dietro un farmacista che vi da i farmaci. Anche per una "semplice" aspirina. 

Per difendersi, i farmacisti titolari invece tirano spesso fuori la storiella della grande distribuzione che metterebbe i farmaci sugli scaffali, con le commesse che ve li passano alla cassa. Ma non è vero, pura menzogna propagandistica (ma una menzogna ripetuta tante volte, specialmente in TV, diventa verità).

7) I farmaci di fascia C non sono il moment e l'aspirina, come dice Facci. Come detto, quelli sono farmaci da banco. E i farmaci da banco sono già in vendita presso le parafarmacie perché non serve la ricetta. I farmaci di fascia C invece sono quelli con ricetta ma a totale carico del cliente. Cioè, lo stato non sussidia, non scuce un euro per un farmaco di fascia C (a parte per i grandi invalidi di guerra, che ormai sono rimasti in pochini).

8) Come giustamente dice Facci: per il Viagra e il Cialis, moltissime farmacie non chiedono la ricetta per fare più soldi. Nella farmacia dove lavora mia moglie ho assistito più volte a litigi con il cliente che sosteneva "nell'altra farmacia me lo hanno dato, come mai voi chiedete la ricetta?"


9) Poi ci sarebbe da parlare delle farmacie comunali. Farmacie ma di proprietà del comune. Che ovviamente ha un conflitto di interessi grosso come una casa, in quanto regola la pianta organica e possiede farmacie. Ma lasciamo perdere per ora, non mettiamo troppa carne al fuoco.

-------------------------------------------

Detto tutto questo, non si capisce davvero come i farmacisti (titolari) possano sostenere di essere a difesa del cittadino. Permettetemi per esempio di domandare che differenza ci sia tra l'acquisto dallo scaffale del supermercato e l'acquisto in farmacia. Forse il farmacista ha l'occhio clinico e sa giudicare a prima vista chi può prendere la pillolina blu e chi no?

Vogliamo poi parlare del fatto che in farmacia si vendono profumi, solari, saponi, cosmetici e creme anti-invecchiamento (prodotti su cui arriva la maggior parte dell'utile?) Io, fossi profumiere, mi lamenterei dell'ingiusta invasione e chiederei di poter vendere anche medicine.

O forse vogliamo parlare dell'omeopatia e dei "rimedi naturali" venduti a prezzi esorbitanti grazie all'apparenza di "scientificità" garantita dal camice bianco?

Infine, questo monopolio è odioso soprattutto per un motivo: introduce una ingiusta discriminazione fra due figure professionali che dovrebbero invece poter lottare ad armi pari sul mercato: i farmacisti titolari e i farmacisti non titolari di licenza. Cos'hanno i secondi di male per dover essere esclusi dalla torta? E' meritocrazia questa? Possibile che un imbecille che si laurea con il minimo dei voti possa continuare a godere di un ingiusto monopolio solo perché i suoi genitori o addirittura i suoi avi sono stati fortunati ad accaparrarsi una licenza?

Facci conclude l'articolo con qualche colpo al cerchio, e menziona alcuni punti "a favore" dei titolari:
In altra sede magari ci occuperemo dei problemi anche seri che alcuni farmacisti hanno sollevato in questo periodo. Problemi in parte risolvibili, c’è da credere. Tra a questi c’è quello dei collaboratori di farmacia che perderebbero i punteggi per partecipare ai concorsi.
Questo sarebbe un problema serio? preferisco non commentare.
Più velleitario e ipocrita pare tutto quel fronte moralistoide (presunto tale) che tende a elevare lo status del farmacista a un suo presunto ruolo sociale e di servizio, gente sostanzialmente gelosa della propria licenza - costata fatica e denaro - e che rimarca una sorta di attività civile e «di vicinato» da parte del farmacista, che resta un medico: tutto molto interessante, ma fuori dal tempo.
Mi limito ad osservare una volta per tutte che un farmacista non è un medico. Non ci assomiglia neanche di striscio. E quindi, evitiamo di dire corbellerie, sebbene fuori dal tempo.
C’è un dato semmai interessante, crediamo, che i farmacisti potrebbero menzionare e approfondire con maggior decisione: cioè che nei paesi in cui la vendita e circolazione dei farmaci è più semplice e libera che da noi - negli Stati Uniti, per esempio - il tasso di mortalità per assunzioni fallaci di farmaci è molto più alta che da noi: se le multinazionali o l’Oms fornissero dati un minimo affidabili, su questo, si potrebbe avviare una discussione.
Ecco, qui in effetti ci sarebbe da chiedersi a che serve l'ordine dei giornalisti (a niente, ovviamente). Primo: non capisco da dove Facci abbia tirato fuori il dato dell'incremento di mortalità se "le multinazionali o l'Oms" non forniscono dati affidabili.

E poi, una volta per tutte: una cosa è liberalizzare la vendita dei farmaci e una cosa è liberalizzare le farmacie. Nel nostro caso quello che serve è la seconda cosa.

Per esempio, in Spagna le farmacie sono liberalizzate (non le vendite dei farmaci, Facci, le farmacie), cioè non esistono limiti sul numero delle licenze. Ma i farmaci si vendono in farmacia e li vendono i farmacisti, esattamente come in Italia! In Spagna, se uno si laurea in farmacia e ha a disposizione dei locali idonei, un po' di soldini e vuole aprirsi una farmacia, può farlo liberamente. E non mi risulta ci siano incrementi di mortalità in atto. E infatti i farmaci in Spagna costano molto meno che in Italia (provare per credere).

In conclusione: il monopolio delle farmacie a) è insopportabilmente ingiusto, b) procura delle enormi distorsioni di mercato, c) avvantaggia indebitamente una ristretta categoria di privilegiati, d) non fornisce particolari garanzie di affidabilità.

QED.

16 commenti:

  1. Quoto, straquoto e condivido ovunque sia possibile. Grazie infinite.

    RispondiElimina
  2. Anch'io sottoscrivo, quoto e condivido su facebook.

    RispondiElimina
  3. I farmaci andrebbero prodotti da persone laureate in "Farmacia" e venduti direttamente dai dottori che li prescrivono e che in ultima istanza sono sia i principali conoscitori degli effetti del farmaco sia i diretti responsabili della terapia. Non capisco perché si stia a cercare di dividere la torta tra gente a cui non compete la somministrazione dei farmaci.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché non è vero che i dottori sono i principali conoscitori degli effetti, per questo esiste una laurea specifica.
      I medici sanno meno e sopratutto tendono a 'bloccarsi' a quello che hanno studiato magari 20 anni prima, è tipico trovare il medico che prescrive per mezza carriera sempre lo stesso farmaco senza curarsi di cosa sia cambiato nel mentre, non essendo il suo lavoro e avendo studiato in uno o due esami quello che il farmacista ha approfondito in 10.
      Sono ruoli molto diversi, che dovrebbero collaborare. E te lo dico avendo madre e ragazza nelle 2 diverse categorie, ho imparato a chiedere aiuto alla persona giusta per i diversi casi :D

      Elimina
  4. anch'io (fidanzata di tassista, vedere qui http://eraunuomocosiantipatico.blogspot.com) ho capito un po' di cose in più.
    grazie.

    RispondiElimina
  5. Ottimo post. Grazie per queste preziose informazioni. Ne riporterò una parte linkandoti su libertarianation. ;)

    RispondiElimina
  6. Guarda un po', oggi sono stato a Roma tutti il giorno e al ritorno mi trovo pieno di commenti. Grazie mille per i complimenti!

    Rileggendo mi accorgo che il mio post è stato scritto un po' troppo in fretta ed è pieno di refusi come al solito. E poi mi accorgo che il problema andrebbe forse discusso più approfonditamente. C'è per esempio il problema degli stupefacenti, delle farmacie per le zone rurali... Magari più avanti però eh.

    @anonimo: non è così semplice. c'è da tenere un magazzino, registri di carico e scarico, e mille altre incombenze che non può fare un dottore, che non è comunque preparato da farmacista, e ti assicuro per esperienza (di mia moglie) che molti principi attivi non li conosce affatto. Sono lavori diversi, insomma, non è semplice accorparli.

    @lanoisette: bello il blog del tuo fidanzato, mi sa che lo seguirò più da vicino.

    @fabristol, grazie, prendi pure, magari dopo aver corretto i refusi!

    RispondiElimina
  7. Bello.. ho capito tante cose o, almeno qualcuna in piu'...
    mi viene da chiedere: se i farmaci di fascia C sono con ricetta, dove sta la professionalità aggiunta del farmacista? se e' il medico che dice che ti serve quel farmaco, il farmamo e' scritto sulla ricetta, il farmacista legge e va nel cassetto a recuperare la scatolina (e qui per come scrivono i medici, ci vorrebbe un corso di grafologia): paradossalmente con una smart-card con il nome e la quanrità del principio attivo e e un distributore automatico, avrei lo stesso servizio/ risultato.
    o no ?
    Ciao
    Gianni

    RispondiElimina
  8. la pianta organica e' una garanzia per i pazienti, al contrario di quanto volete far credere OBBLIGA LA FARMACIA A COPRIRE ZONE ANCHE SE NON SONO REDDITIZIE!!!(VEDI RURALI)!INOLTRE NON LA FA IL COMUNE, ma una commissione tecnica composta da farmacisti, comune e membri della ASL. IL DOTTORE IN MEDICINA NON PUO' ESERCITARE LA PROFESSIONE DEL FARMACISTA(fu federico secondo a scindere le due professioni).
    IL FARMACISTA CONOSCE IL FARMACO MEGLIO DI TUTTE LE ALTRE FIGURE PROFESSIONALI(MEDICI COMPRESI). CI SONO RADIOLOGI E ORTOPEDICI CHE NON CONOSCONO LE SOMMINISTRAZIONI DEGLI ANTIBIOTICI...PER QUANTO RIGUARDA IL PREZZO, E' ESATTAMENTE IL CONTRARIO DI QUANTO DETTO:ESSENDO IL FARMACO UN BENE DI CONSUMO E' GIUSTO CHE IL PREZZO SIA STABILITO A MONTE, SIA EQUO E SIA UGUALE PER TUTTI (DIRITTO DEI CITTADINI ALLA SALUTE) IN QUANTO VIENE COMPRATO AD UN PREZZO FISSATO DALLO STATO(SCONTO LEGGE)....LE FARMACIE SONO APERTE SEMPRE, ANCHE QUANDO NON CONVIENE IN QUANTO SONO PARTE DEL SSN E SONO A TUTTI GLI EFFETTI PRESIDI SOCIO SANITARI !!!

    RispondiElimina
  9. Correggo altre inesattezze...la gestione provvisoria per morte del titolare e'solo 2 anni,la farmacia fa parte di un servizio che ti permette di Trovare sempre una farmacia aperta in ogni quartiere o paese(pianta organica).Come tutte le aziende,il titolo e' trasmissibile e non tiriamo fuori il discorso della ereditarieta'perche solo il 10% e' di famiglie di farmacisti, il 60 %e'comprata con i soldini non regalati ma sudati euro per euro con il coraggio di mettersi mutui ventennali ed oltre,nonost i ritardi delle asl ed i tassi bancari.In Francia al di sotto dei 2800 ab/farmacia,il sistema e'collassato,sono 3 anni che non si aprono piu' farmacie ed e' dovuto intervenire il governo sovvenziona le piccole farm e dando incentivi per la fusione delle piccole.In Germania il rapporto e' di 1 ogni 3900 abitanti(farmacie non regolamentate)'in Inghilterra 1 ogni 4000 abitanti ed il 60%e' di un solo distributore. Va bene così ,tra un Po di anni,quando le farmacie collasseranno,si chiederà al capitale di entrare in farmacia,e nel giro di pochi anni,saremo tutti dipendenti di grossi gruppi europei della distrib intermedia o di qualcuno della GDO,questo si che e' libero mercato....soltanto una farmacia per ogni laureato ci potra' salvare,la Grecia insegna...auguri a tutti,

    RispondiElimina
  10. Farmacista non titolare26 gennaio 2012 alle ore 01:40

    Bravo anonimo, finalmente qualcuno dice come stanno le cose

    RispondiElimina
  11. Anche secondo me si stanno facendo regali grossi capitali

    RispondiElimina
  12. Farmacista direttore28 gennaio 2012 alle ore 01:38

    L'ignoranza e l'invidia sono il vero traino di questo paese, tutto il resto non conta. Il lavoro altrui è sempre il più facile, proprio come il proprio capo è per definizione un idiota. Peccato poi che quando bisogna rischiare in prima persona scompaiano tutti e vengano utilizzati tutti i "se fossi...", "se avessi...". Quando si parla con cognizione di causa è un piacere confrontarsi, quando sono solo luoghi comuni è pietoso. Auguri a tutti voi che avete una risposta su tutto e per tutti.

    RispondiElimina
  13. Abbastanza approssimativo e pieno di inesattezze! La pianta organica serve affinché un paesino di 800 abitanti in alta montagna possa avere la sua farmacia! Liberalizzando tutto si provocherebbe la distruzione del miglior sistema capillare sanitario europeo! Chi si intesterebbe le farmacie di montagna potendo aprire liberamente in città?
    Il farmacista è il più esperto conoscitore del farmaco, dei suoi effetti collaterali, delle sue interazioni del modo in cui viene prodotto e deve essere conservato! Studia solo quello per 5 anni al contrario dei medici che studiano per fare una corretta diagnosi ma che su farmaco e farmacologia hanno qualche lacuna! Non per niente l' affiancamento del farmacista al medico in clinica cioe negli ospedali ha ridotto gli errori di prescrizione dal 60 all' 80%....e che risparmio!! Il medico non può vendere gli stessi farmaci che prescive altrimenti finirebbe per prescrivere solo al fine di distribuire tale farmaco su cui ci sarebbe un inevitabile guadagno! Con buona pace dell' indipendenza...senza contare che il medico non è un farmacista come il farmacista non è un medico!

    RispondiElimina

Attenzione: I commenti a vecchi post potrebbero essere moderati