mercoledì 30 settembre 2009

Perché non mi sono iscritto al PD - Parte II

Provo a spiegare perché non mi piace il PD, perché non mi sono iscritto, perché non l'ho votato alle ultime elezioni.

Molti mi dicono che bisogna combattere il berlusconismo, ed essendo il PD il partito più grande a sinistra, per sconfiggere BS dobbiamo coalizzarci e votare per loro. Io sinceramente non credo sia la strada giusta. Abbiamo già percorso questa strada, ricordate? L'ulivo, il governo Prodi, ecc. Se l'unico motivo per votare PD è di sconfiggere BS, cosa facciamo poi nel momento in cui dovessimo vincere? Su che piattaforma politica governeranno i nostri? Gli lasciamo carta bianca?
Francesco Costa la mette giù molto dura:

Lo stesso ragionamento, identico, si può applicare a gran parte della classe dirigente della sinistra italiana e ai miliardi di rospi ingoiati dai suoi elettori perché “bisogna battere Berlusconi”. Dopo quindici anni possiamo dirci, in tutta franchezza, che non ha funzionato: ci siamo tenuti sia i mediocri che Berlusconi. Io penso che siano uno l’assicurazione sulla vita e la stampella dell’altro: penso che la presenza di Berlusconi ha consentito a un esercito di mezze figure di restare in sella ben oltre quanto avrebbe meritato, penso che la presenza di quest’esercito di mezze figure abbia consentito a Berlusconi di fare il bello e il cattivo tempo, di saltare di scandalo in scandalo, di processo in processo, senza perdere un briciolo di popolarità, e anzi guadagnandone. Provate a criticare Berlusconi, e lui vi dirà che è sempre meglio lui di quelli che stanno dall’altra parte, “i comunisti”. Provate a criticare chi ha guidato la sinistra, e loro vi diranno che sempre meglio loro di quelli che stanno dall’altra parte, cioè Berlusconi. E così via, per l’eternità.


Forse è esagerato. Ma c'è parecchia verità. Diciamocelo chiaramente: i nostri dirigenti hanno usato BS per farsi votare, a dispetto delle loro reali qualità politiche. Sapete che l'SPD ha perso in Germania? Oggi mentre ascoltavo alla radio Caterpillar, Cirri e Solibello mi informavano che tutti i dirigenti dell'SPD si sono dimessi. In blocco. Riuscite a immaginare la stessa cosa in Italia? Da quanto tempo Fassino, Rutelli, D'Alema, Veltroni avrebbero dovuto sparire dalla scena politica?

In realtà, BS ha stravinto a mani basse. Direi che sarebbe il caso, nei 3-4 anni che ci restano prima delle prossime elezioni, di studiare una strategia migliore. Invece, nell'ultimo anno il PD ha perso tempo. Troppo tempo in lotte intestine, e ancora non si vede un filo conduttore. Niente, litigano su quasi tutto, distinguo infiniti sul niente. L'elezione del segretario è un continuo stillicidio di veleni, tatticismi, giochetti sporchi.

Ma in fondo non ci sarebbe neanche troppo da stupirsi. Cose come queste succedono in tutti i partiti del mondo, da quelli USA a quelli inglesi, quelli tedeschi, francesi, spagnoli, ecc. Però, togliendo i veleni e le mosse tattiche, nel resto del mondo rimangono dei partiti con idee più o meno chiare. Se togli i tatticismi, nel PD non rimane niente. Niente. Litigassero almeno sul programma. Ma i programmi sono vuoti (tranne la parte il testamento biologico di Marino, che almeno una idea (una) ce l'ha).

D'Alema ci informa che non è il momento di "scelte innovative":

Io sono un amico di Marino, sono stato io a convencerlo a tornare dagli Stati Uniti e lui è uno dei miei piu' stretti collaboratori alla fondazione -ha detto D'Alema- non potrei dire male di lui e condivido le sue battaglie a partire da quella sul testamento biologico. Se non ci fosse stato questo momento di crisi e queste divisioni avremmo potuto permetterci il lusso di una scelta cosi' innovativa, ma ora abbiamo bisogno di altre professionalità per ricostruire il partito


Lasciamo fare a lui, per carità, che lui sa cosa è giusto per il PD e per noi. Ma veramente ci volevamo immischiare di politica? Lui sa cosa è bene. Magari, quando Bersani vincerà, darà un posticino anche a Marino.

Adesso io ho le idee piuttosto confuse, e mi chiedo: che significa essere di sinistra oggi? Ha un senso dirsi "di sinistra"? Ci sono delle basi ideali solide? Non voglio essere d'accordo sempre su tutto, ma qual'è il nocciolo imprescindibile, quello di cui non si può fare a meno, quello che rende il PD un partito e non un'accozzaglia di politici alla rinfusa?

(Vedo già che si alza qualche mano: i teocon ci informano che il PD non è un partito di sinistra. Beh, ragazzi, o io o loro: e per fortuna stanno per andarsene loro).

Insomma, rigiro la domanda a tutti quei pochi che seguono questo blog: che vuol dire per voi essere di sinistra? Cos'è quella cosa a cui non sapreste rinunciare senza "lasciare" il partito?

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