Sul caso Villari mi esprimo per l'ultima volta, che poi ho cose più serie da fare. Scrive oggi Curzio Maltese su Repubblica:
L'immagine della leadership democratica esce indebolita dalle sempre più evidenti contraddizioni del partito. Perché, per esempio, l'espulsione di Villari e neppure un cartellino giallo per Nicola Latorre, che durante un talk show ha suggerito con un bigliettino la risposta giusta all'avversario politico Bocchino per mettere in difficoltà l'alleato Donadi? Un distinguo etico fra i due è arduo. Uno politico no. Villari è un cane sciolto, ereditato da Mastella, mentre Latorre è il messo di D'Alema, un intoccabile.
Ma finché non viene posto un obiettivo sensato, che non sia semplicemente "sconfiggere questa destra", finché non viene stabilita e accettata da tutti una ragion d'essere, una mission, un "cosa fare da grandi", e finché i dirigenti attuali non decideranno finalmente di mettere su un progetto "evolutivo", episodi come questo si ripeteranno incessantemente, fino a distruzione completa del partito stesso.
Tra i cattolici del PD che pestano i piedi e rompono per una collocazione in Europa al momento inesistente e questi vecchi, vecchi, vecchi DS, stanno accoppando da soli quell'idea del PD inteso come nuova politica.
RispondiEliminaVedrai alle europee che botta...
C'è ben poco da distruggere, il PD è morto prima di nascere e se dovesse sopravvivere come uno zomby, lo farebbe a scapito dell'ala laica, se ancora esiste.
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