venerdì 10 dicembre 2010

L'arte di passare un test

Sembra che all'ultimo round, gli studenti italiani siano migliorati nei test PISA. Naturalmente, i TG governativi hanno dato la notizia con grande risalto, forse nell'ottica di dare lustro al governo e al ministero della Gelmini.

I test sono stati svolti nel 2009, e hanno riguardato le scuole superiori, dove non mi sembra ci siano state riforme epocali prima del 2009. Credo sia difficile quindi stabilire una relazione di causa ed effetto fra un qualsiasi provvedimento di riforma del sistema scolastico di un qualsiasi governo (attuale e/o precedente) e i risultati del test. Inoltre, sembrerebbe che se si escludessero i risultati delle scuole private, il punteggio sarebbe più alto: ben 7 posti in più. Interessante, vero? Un ottimo motivo per continuare a finanziarle, direi.

A parte le scuole private: secondo me, se posso provare a tirare ad indovinare, da non esperto del settore, è possibile che questa volta i professori e gli studenti si siano allenati meglio a fare questi test, e quindi siano risultati leggermente migliori del solito. Se ti danno un test da fare, così a sorpresa, e non ne hai mai visto uno prima, le probabilità di sbagliarlo non sono poi così remote. Se invece passi un po' di tempo a prepararti, per esempio facendo quelli degli anni precedenti, o test comunque simili, è probabile che al momento buono il risultato sia migliore. Ecco, il ministero ha deciso che avere una buona posizione PISA è importante, e quindi ha spronato insegnanti e studenti a prendere la cosa sul serio:
Si è valutata seriamente l’ipotesi che i nostri quindicenni già ora possono fare meglio se sono avvertiti del tipo di domande e della abilità richieste, se sono seriamente impegnati, se vengono motivati a rispondere. Da qui il programma di informazione, finanziato con Fondi sociali europei del Programma Operativo Nazionale “Competenze per lo sviluppo”, e quindi riservato in prima battuta alle “regioni convergenza” del PON (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia).

Si è trattato di un considerevole impegno per l’INValSI e il MIUR: sono stati realizzati, fra novembre e dicembre, circa 130 seminari in 24 province tenuti da circa 200 formatori esperti (fra cui chi scrive), per informare e sensibilizzare sull’indagine OCSE-PISA circa 20.000 insegnanti di italiano, matematica e scienze del biennio della scuola secondaria di secondo grado. Una quantità di materiali dei seminari sono pubblicati in rete, e vi si può accedere dal sito dell’INValSI.
L’obiettivo è stato quello di chiarire le finalità dell’indagine, rileggendo i quadri di riferimento, analizzando le prove per capire come sono costruite e quali informazioni (ovviamente relative agli oggetti di indagine) restituiscono i risultati. In un secondo momento sarà necessario anche operare sui fattori “malleabili”: quelli che sicuramente incidono sui risultati e che possono essere modificati ex ante. Ma qui ci sono anche scelte politiche importanti da fare, per le quali occorre un certo baldanzoso coraggio.
(NB: l'articolo è del dicembre 2008)


Non si può certo dire che il ministero non si sia impegnato. Che ne dite, la mia ipotesi regge?

Cosa ne penso dei test? Penso che il test PISA sia fondamentalmente una specia di giochi senza frontiere a livello internazionale, e che non bisognerebbe prenderlo eccessivamente sul serio. Quanto alla proposta di certi consulenti della Gelmini di rendere generalizzati questi test a tutte le scuole di ogni ordine e grado, con cadenza annuale, e con la prospettiva di legare gli stipendi degli insegnanti ai risultati del test, beh ne penso tutto il male possibile.

Secondo me, fare i test in maniera sistematica serve solo a insegnare ai ragazzi a come passare un test, e non è affatto detto che serva a misurare effettivamente le performance del sistema educativo, ne a migliorare le competenze ex ante. Ma non credo riuscirò mai a verificare questa ipotesi nel mio piccolo.

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