Cominciamo dalle conferenze. Infatti, nel mio campo, moltissime conferenze pubblicano dei "Proceedings", ovvero raccolte di articoli che vengono presentati alla conferenza. Funziona così:
- Gli organizzatori (di solito un comitato tecnico di una associazione internazionale, ad esempio IEEE/TCRTS), nominano un Program Chair, che è il responsabile del programma scientifico della conferenza.
- Il Program Chair (PC) invita i membri del Program Committee, in un numero congruo. Queste sono le persone che faranno il referaggio.
- Il PC annuncia un "Call for papers". Gli autori interessati devono inviare il proprio lavoro entro un certo limite di tempo (deadline), di solito almeno cinque-sei mesi prima della conferenza. Ci sono delle precise regole di formattazione del documento, ad esempio, massimo 8 pagine, doppia colonna, carattere 10 pt, eccetera.
- Una volta ricevuti gli articoli (papers in gergo), vengono distribuiti a membri del program committee, a cui viene dato circa un mese di tempo per effettuare il referaggio. In una conferenza piccola come questa, di solito arrivano all'incirca 100-120 papers. Contando da 20 a 30 membri del comitato, toccano da 12 a 15 papers per revisore. Si fa in modo che ogni paper riceva almeno 3 revisioni, meglio di più. Ovviamente la distribuzione viene fatta in forma "anonima": in questa fase solo il PC sa chi ha ricevuto un certo paper. Su questa fase tornerò successivamente.
- Dopo circa un mese, sperabilmente tutti i revisori hanno completato il loro lavoro. A questo punto, tramite un interfaccia web, tutte le revisioni sono caricate su un database, e il PC fa una primo controllo di consistenza.
- Alcune conferenze prevedono un "meeting" fisico, dove tutti i revisori si incontrano per una giornata per discutere i paper e decidere quali verranno accettati per essere presentati alla conferenza. Dato che questo è piuttosto costoso, in alcuni casi il meeting è solo virtuale, e il PC fa la maggior parte del lavoro. Nelle migliori conferenze, comunque, è importante che la decisione su quali paper accettare sia condivisa da tutto il comitato.
- Nella piccola conferenza di cui prima vengono accettati da 25 a massimo 30 paper. La conferenza dura di solito 3 giorni, e prevedendo una presentazione di 30 per ogni paper, con 25 si riempiono appunto circa 3 giorni. L' acceptance rate è il numero di paper accettati sul totale di paper inviati. Naturlamente, più piccolo è questo rapporto, maggiore è la selettività, e quindi sperabilmente la qualità del programma. Buone conferenze si attestano su non più del 25%. Conferenze "difficili" si attestano sul 10% o anche meno.
- Gli autori vengono informati della decisione, e gli vengono inviate le revisioni, naturalmente in forma anonima. In caso di accettazione, hanno ancora un paio di settimane per mandare una versione definitiva del paper, correggendo i piccoli errori, e cercando di soddisfare i revisori. Se hanno ricevuto un rifiuto, ciccia, "ritenta sarai più fortunato".
In certe conferenze si usa il metodo del double blind review. In tal caso, gli autori non devono indicare i loro nomi sul paper, nè dare indicazioni sulla propria identità (ad esempio riferimenti a propri lavori precedenti, ecc.), cosicché i revisori non sappiano chi siano gli autori. Questa procedura cerca di correggere il problema per il quale certi revisori sono maggiormente benevoli nei confronti di grossi nomi nel settore; oppure nel caso in cui ci siano faide fra gruppi di ricerca.
Io non sono molto favorevole al double blind. E' una seccatura notevole per il PC, e in piccole comunità è quasi impossibile "nascondere" la propria identità ai revisori. In certi casi, i revisori credono erroneamente di aver individuato gli autori, e si fanno influenzare in modo sbagliato. Secondo me ha più svantaggi che vantaggi. Ma è una mia opinione.
Vengono sempre selezionati i paper migliori? ovviamente no. Leggere 10 paper da 10 pagine in un mese è non banale, e spesso si va un po' di fretta e non si può controllare tutto. In certi casi, la qualità delle revisioni è bassa, purtroppo.
Fare una conferenza di buona qualità sta tutto al PC: con la sua autorità deve scegliere bene i membri del comitato, e eventualmente interagire con loro nel caso in cui pensi non sia stato fatto un buon lavoro su un certo paper. In effetti fare il PC è davvero un lavoraccio, piuttosto pesante. Immaginate che bisogna leggersi una buona metà delle revisioni, quando non i paper addirittura, per controllare che tutto vada liscio. E poiché gli autori "vedono" il PC e non i revisori, eventuali lamentazioni vengono tutte rivolte al chair. Quindi, è una cosa da non fare troppo spesso, per non farsi odiare troppo dai propri colleghi! Io l'ho fatto una volta sola, anche se ho partecipato ad innuverevoli committee.
Ah, dimenticavo: tutto aggratis. Nessuno delle persone che ho descritto si intasca un euro per tutto questo. Il lavoro di revisione è volontario e sempre lo resterà. L'unica ricompensa è la "fama" che deriva dall'essere coinvolto nei comitati delle conferenze importanti, una cosa che fa curriculum in ambito accademico.
Naturalmente, una conferenza, se pur soggetta a peer review, vale un epsilon di una buona rivista. Nella prossima puntata vi parlerò del processo di peer review per le riviste.
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