sabato 1 ottobre 2016

Sul populismo

Stamattina mi sono imbattuto in questo video, segnalato su twitter
Si tratta di un'analisi (piuttosto sui-generis, a dire la verità) del linguaggio che Trump usa per comunicare le sue "idee".

In realtà, se la pensate come me, concorderete che Trump non comunichi alcuna idea: si limita a ripetere che ci sono "problems", anzi "tremendous problems", e che lui ha ragione a dire che ci sono "tremendous problems". Non uno straccio di soluzione o analisi di soluzione. Eppure, questo messaggio evidentemente fa presa su una larga fetta dell'elettorato americano.

Ho trovato il video è interessante perché mi ha fatto tornare in mente una cosa che penso da qualche tempo: la lotta politica oggi non è più tra destra e sinistra, non tra "classe proletaria" e "borghesia", e neanche tra "capitalismo" e "socialismo".

Le classi sociali in lotta oggi sono "quelli con un livello di istruzione medio/alto" contro "quelli con un livello di istruzione medio/basso". 

Vediamo di dare qualche supporto a questa mia analisi. Innanzitutto notiamo come Trump sia avversato da quasi tutti i media tradizionali (i giornali americani), siano essi democratici che repubblicani. Per la prima volta nella storia, alcuni quotidiani conservatori che si erano sempre schierati con i repubblicani, hanno inviato a votare per Hillary Clinton. Diverse personalità accademiche di appartenenza rigorosamente conservatrice, si oppongono fortemente a Trump. Tutto l'establishment gli è contro. Ma chi legge i giornali è una persona mediamente istruita, che ha voglia di informarsi, ragionare e discutere a livelli intellettualmente sostenuti.

Nel video si mostra una scala su cui vengono misurati i livelli linguistici dei discorsi di vari politici americani: la struttura linguistica del discorso di Trump è al livello di "quarta elementare", mentre quella di Hillary Clinton è di parecchi gradini più in alto. Questo significa che è perfettamente inutile che il New York Times e il Washington Post continuino a pubblicare lunghi editoriali pieni di complicatissimi "fact checking": sono editoriali che si rivolgono ai propri lettori che sono già convinti di loro dell'inadeguatezza di Trump, non c'è bisogno di ripeterlo.

Quelli che non leggono il NYT, non hanno affato la pazienza e le capacità per mettersi a leggere un lungo e complicato discorso razionale sul perché DJT sia unfit, e quindi si limiteranno a seguire una spiegazione molto più semplice: "il NYT attacca DJT perché è parte dell'establishment, e questa gente non vuole perdere i suoi privilegi".

Uno come me, se ascolta Barack Obama parlare, e subito dopo Donald Trump, non ha dubbi si chi abbia ragione, indipendentemente dal contenuto del loro discorso. Semplicemente io mi sento più affine a una persona sofisticata ed elegante, altamente istruita come Barack Obama, piuttosto che a uno che continua a ripetere sempre le stesse quattro parole senza arrivare a dire niente di concreto. E questo non ha niente a che fare con il contenuto "politico" di destra o di sinitra, ne con le azioni passate dei due contendenti. Si tratta di una sorta di "corrispondenza di sentimenti" a un livello molto più basico.

Ma mettiamoci nei panni di uno con un basso livello di istruzione, uno di quelli che vanno a sentire Trump parlare, come quelli in questi video. "Trump supporters are Dumb", sembra essere un commento piuttosto ricorrente. Naturalmente, a nessuno piace sentirsi chiamare stupido o deficiente. Quelli che votano Trump, invece di vergognarsi della loro presunta stupidità, si convincono ancora di più che bisogna votare Trump. Se Trump viene eletto, loro avranno vinto e nessuno li chiamerà più "dumb".

Il fatto è che la gente con un basso livello di istruzione in un paese tecnologicamente avanzato dell'occidente è in evidente difficoltà di questi tempi. Per trovare un lavoro decentemente pagato è necessario avere alti livelli di istruzione (e spesso non è neanche sufficiente). I lavori a basso contenuto concettuale scarseggiano perché gran parte dell'industria manufatturiera ormai ha traslocato in oriente, oppure usa pesantemente l'automazione e la robotica. E anche nella grande distribuzione, continua a diminuire il numero di commessi e venditori, dopo l'avvento del commercio on-line e dell'automazione nei supermercati. Il livello di "skills" necessario per avere un buon lavoro pagato decentemente si è alzato drammaticamente, tagliando fuori tutta una larga fetta della popolazione che non ha il livello di istruzione necessario.

Si tratta di gente che, quando sente un politico tradizionale parlare in TV, non ha gli strumenti per capire di cosa stia parlando. Quello che sa per certo è che, se non trova lavoro, se non si sente a suo agio nella società, è per colpa "loro". Per questo non vede l'ora di votare Donald Trump.

"Ecco uno che capisco! Ecco uno come me che ce l'ha fatta! C'è speranza anche per me allora: se lui vince, gliela faremo vedere noi a quegli altri".

Adesso lasciamo perdere gli USA e Donald Trump, e rivolgiamoci a un qualunque altro paese industrializzato occidentale, un paese del "primo mondo". Non vedete un pattern ricorrente che emerge nelle ultime elezioni? Il Brexit per esempio?

Mi duole ammetterlo, ma anche in questo caso, noi italiani siamo stati precursori di almeno 20 anni: Berlusconi aveva capito tutto ciò ben prima di Donald Trump (che non è altro che un pallido emulatore del nostro). Ricordate quando confessava che l'elettore medio è come lo studente poco intelligente dell'ultimo banco? Abbiamo già vissuto questo "educational divide" in Italia, e Renzi e il MS5 hanno ben imparato la lezione: quando parlano si rivolgono a una platea di gente ben definita, e io non rientro tra quelli.

Beh, buon ottantesimo compleanno Silvio, mannaggia a te.


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