Il CUN (Consiglio Universitario Nazionale) è un organo di rappresentanza dei docenti universitari. È elettivo: si svolgono delle votazioni a cui partecipano tutti i docenti, in seguito alle quali si può essere eletti al consiglio. Il CUN si riunisce regolarmente ed è uno degli organi che il ministero consulta regolarmente, anche se raramente ne ascolta i consigli.
Con questo documento il CUN lancia l'ennesimo allarme per la situazione dell'università italiana. Alcuni estratti (enfasi mia):
Il sotto-dimensionamento del corpo docente universitario italiano, e più in generale del complesso degli addetti alla ricerca universitaria, emerge evidente dal confronto europeo, e peggiora ogni anno di più. La consistenza numerica attuale è in Italia inferiore di almeno il 25% alla media dei valori di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, solo per limitarsi ai Paesi più simili al nostro per dimensioni e tradizioni.
Per l’effetto combinato della riduzione dei finanziamenti, dei blocchi del turnover e dei concorsi, e dell’abbassamento dell’età di pensionamento, negli ultimi sette anni si è verificato un crollo verticale del numero di professori in servizio (-30% per gli ordinari, -17% per gli associati), ben maggiore della contemporanea modesta riduzione del numero degli studenti. Va altresì ricordato che la terza fascia dei docenti universitari, quella dei ricercatori, è stata posta a esaurimento.
Le leggi vigenti prevedono inoltre che, sino al 2018, si potrà procedere a un’utilizzazione solo parziale delle risorse rese disponibili dai pensionamenti; dal 2018 in poi queste risorse potranno essere interamente reimpiegate, ma non si potranno comunque recuperare i posti perduti nei precedenti dieci anni. La figura mostra che in assenza di interventi si avrà un’ulteriore pesante contrazione del corpo docente. In assenza di subentri, i professori ordinari in servizio nel 2018 saranno la metà di quelli in servizio nel 2008. Analogamente, sempre ipotizzando che non vi sia alcuna nuova assunzione o promozione, i professori associati nel 2018 saranno il 27% in meno di quelli del 2008.Numeri molto critici. Per mantenere un livello accettabile, il CUN stima un numeri di docenti a regime di circa 40.000. Per raggiungere tale numero:
[... ] deve necessariamente prevedere di immettere in ruolo ogni anno almeno 1.250 professori associati e tra 750 e 950 professori ordinari (Allegato B), a cui deve obbligatoriamente accompagnarsi un congruo reclutamento di ricercatori a tempo determinato indispensabili per la sostenibilità complessiva del sistema.Questo a regime. Ma per recuperare il calo attuale, e portarsi al livello di 40.000 a regime, serve un piano straordinario di assunzioni nei prossimi anni:
L’intervento straordinario complessivo per raggiungere e stabilizzare una consistenza minimale auto-sostenibile del corpo docente dovrebbe prevedere un minimo di 4.600 assunzioni
di professori ordinari e 14.250 assunzioni di professori associati nel quinquennio 2014-2018. [...]
Il CUN propone di attivare immediatamente una prima tranche di intervento straordinario compatibile con la situazione attuale e con gli obiettivi di sistema indicati. Questa prima tranche deve prevedere 4.000 assunzioni di ordinari e 10.000 di associati nel triennio 2014-2016. La seconda tranche dell’intervento straordinario può essere realizzata nel biennio successivo.Naturalmente, questa proposta è "di parte", ovvero fatta dal CUN, cioè dagli stessi docenti. Però è una proposta supportata da numeri, almeno, numeri concretissimi. Quanto verrebbe a costare questo piano straordinario allo stato italiano?
[...] Ne consegue dunque che il costo totale aggiuntivo dell’intervento straordinario qui proposto, fatto salvo il completamento del piano straordinario associati, è di 250 (100+450-300) milioni di euro annui a partire dalla fine del 2016. Dal 2017 in poi non sarà necessario alcun nuovo stanziamento a parità di docenti, se non quello della seconda tranche dell’intervento straordinario per portare il numero complessivo dei professori da 35.000 a 40.000.In pratica se ho capito bene e ho fatto per bene i conti, il CUN vorrebbe che fosse aumentato il fondo di finanziamento delle università di 250 milioni l'anno. Troppi?
In un epoca di tagli feroci a praticamente tutto il tagliabile, una richiesta di aumento di ben 250 milioni di spesa sembra essere un'eresia. Eppure, da qualche parte bisognerà cominciare per tornare prima o poi alla normalità di un grande paese europeo che investe nell'innovazione.
Se no possiamo decidere di metterci l'anima in pace e accodarci nella serie B dell'Europa, distruggendo quello che rimane della nostra ricerca.
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