Qualche tempo fa ho letto un post di Paul Krugman sull'impatto dell'information technology sulla nostra economia (purtroppo non riesco a ritrovarlo, se qualcuno di voi lo trova vi prego di mettermelo nei commenti).
Krugman osserva che tutti parlano dell'Information technology come una "rivoluzione", che ha cambiato totalmente le nostre vite, il notro modo di lavorare, di studiare, di informarci, di tenerci in contatto con gli amici, ecc. Tutti lo dicono, quindi deve essere vero. E allora perché l'impatto sull'economia (e in particolare sulla crescita del PIL) è così modesto?
E' un dato di fatto: se guardiamo alla crescita nei paesi occidentali negli ultimi vent'anni, dove la rivoluzione di Internet e dell'informatica ha dato per prima i suoi frutti, vediamo una crescita modesta e ben due crisi economiche nel frattempo. Forse che l'impatto dirompente è stato appunto frenato dalle due crisi? Poco probabile.
Se guardiamo ad altre tecnologie dirompenti nel passato (l'industrializzazione e la produzione di massa, l'introduzione dei materiali plastici, la diffusione degli antibiotici, ecc.) possiamo collegarle a crescite della produttività a doppia cifra. Ci sono state cose, che ora diamo per scontate, che hanno davvero cambiato la vita dei nostri nonni e dei nostri padri. E perché l'informatica non ha provocato crescite del PIL altrettanto dirompenti? Forse è ancora una tecnologia immatura e darà i suoi frutti nel futuro? Forse i media tendono a pompare troppo l'importanza dell'informatica?
Krugman dice di non avere una risposta. Azzarda qualche ipotesi, ma tutte poco convincenti.
Ne ho discusso con i colleghi, che sembravano tutti un po' perplessi: non ci avevano mai pensato. Siamo così immersi nell'"hype", nell'entusiasmo per gli smartphone luccicanti nelle nostre mani, siamo così presi dall'immaginare la tecnologia futura che non ci siamo mai accorti veramente di quale impatto reale la tecnologia odierna abbia prodotto nelle nostre vite.
Io credo che l'informatica non abbia davvero prodotto un incremento della "quantità" di cose che riusciamo a fare (cioé della produttività), quando della "qualità" con cui le facciamo. Vi faccio un esempio.
Il mio collega è un super geek: ha un PC fisso e un laptop, una tablette che usa per lavoro, il cellulare e lo smartwatch. E sostiene di usarli tutti durante il giorno, per motivi diversi ovviamente.
"Per esempio", mi ha detto, "per correggere le tesine degli studenti uso la tablette: così evito di portarmi dietro tonnellate di carta e ce le ho sempre li con me, per esempio per leggerle durante il tragitto in metro".
"Ok", gli ho chiesto, "ma alla fine riesci a correggere più tesine in meno tempo, oppure più o meno lo stesso numero di tesine?"
"Correggo più o meno lo stesso numero di tesine, più o meno nello stesso tempo".
Dunque, grazie alla tablette non è aumentata la sua produttività, ma la qualità del suo lavoro. Potrei fare tanti altri esempi come questo. Organizzare dei meeting usando il calendario sullo smartphone invece che l'agenda cartacea forse vi farà risparmiare qualche minuto, ma è soprattutto più comodo. I meeting aziendali vengono ancora oggi fatti per la maggior parte di persona, le teleconferenze non hanno mai davvero preso piede, ne hanno aumentato la nostra produttività in maniera significativa. Eccetera.
Insomma: il fatto di usare un PC e/o un altro apparecchio informatico vi fa lavorare meglio, ma non necessariamente di più di quanto facevato 20 anni fa.
Certo, ci sono degli ambiti in cui l'uso dell'informatica è ormai fondamentale: la grande distribuzione, la progettazione CAD, etc. Ma se ci pensate bene, il guadagno in termini di produttività non è "il doppio", semmai una percentuale non troppo elevata.
Insomma, maggior qualità di vita e di lavoro, non necessariamente maggior quantità di lavoro svolto. E la qualità non è sempre facilmente misurabile in termini numerici.
E voi che ne pensate: siete d'accordo con me?
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