giovedì 7 ottobre 2010

Diritto di critica

Woodcock è quello che è. Però sentite che avrebbe dichiarato Emma Marcegaglia agli inquirenti:
Nel verbale redatto il 5 ottobre, Emma Marcegaglia ammette di aver "sicuramente percepito l'avvertimento come un rischio reale e concreto per la mia persona e la mia immagine, tanto reale e concreto che mi misi personalmente in contatto con Confalonieri". Spiega, la presidente di Confindustria, che "al Giornale erano piccati sia per le mie dichiarazioni contro l'operato del governo sia, soprattutto, per il fatto che io stessa, e Confindustria, ci siamo sempre "filati poco il Giornale stesso e hanno dunque tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento verso il quotidiano concedendo interviste che, almeno recentemente, non avevo fatto".
E sentite cosa scrivono i giudici:
Nelle motivazioni del provvedimento, firmato anche dal procuratore Giandomenico Lepore, i magistrati rilevano che il giornalista "ha il pieno diritto di scrivere ciò che ritiene, di criticare e di farlo anche in modo duro, pungente e veemente" e anche, al di là degli aspetti di natura deontologica, "anche di essere fazioso". Ma secondo gli inquirenti napoletani nessuno, neppure i giornalisti, "ha il diritto di utilizzare la prospettazione dei propri scritti e delle proprie pubblicazioni al solo scopo di coartare la volontà altrui".
(Però è un peccato: perché una bella inchiesta sugli affari della family sarebbe stata un bel colpo giornalistico, non credete? Sarà che Emma Marcegaglia mi sta proprio antipatica...)

Uno potrebbe dire: se Marcegaglia non aveva niente da temere, e se tutto quanto è legale, ella poteva rispondere "pubblicate quello che volete, non mi importa", e poi querelare se apparivano notizie prive di fondamento. Però questo modo di difendersi dagli attacchi giornalistici non funziona. Marcegaglia ne sarebbe uscita con le ossa rotte dal punto di vista dell'immagine.

SB se ne lamenta quotidianamente: c'è in atto una campagna di stampa contro di me, i giornali scrivono falsità, etc. Lui stesso chiuderebbe volentieri un bel po' di giornali nemici. Lui si lamenta. I dipendenti di suo fratello invece mettono in pratica un metodo ancora più infame di quello dei suoi nemici: raccogliere dossier per poter ricattare l'avversario (o anche semplicemente il timido critico), minacciando di gettare fango in faccia a chiunque non si comporti bene. Vi prego di notare: c'è una differenza sostanziale tra:
  • raccogliere dossier al solo scopo di attaccare i propri nemici
  • raccogliere dossier per ricattare i propri ex-amici
La prima è una pratica opinabile, ma in fondo corretta, se non scade nella diffamazione. La seconda è pratica scorrettissima. Se i giornalisti del Giornale avessero pubblicato un dossier sulla Marcegaglia senza minacciarla prima, nessuno avrebbe avuto niente da eccepire. Ma così invece è ricatto, ignobile e schifoso ricatto, e non mi importa che forse la Marcegaglia tanto onesta non è. Il ricatto è odioso sempre.

Questa inchiesta, anche se porterà alla solita assoluzione (di questo sono assolutamente certo), certifica questo modo di procedere di questi cosidetti giornalisti. E quindi andava fatta, da Woodcock o da altri non mi importa.

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