venerdì 1 marzo 2013

La prima volta


La prima volta che entrai in un aula di Università dall'altra parte della cattedra non avevo ancora 27 anni, ed ero un dottorando (per l'esattezza, un perfezionando, perché alla Scuola Sant'Anna si chiamano così).

Deve essere stato il 1998, ma non ricordo molto bene. Facevo l'assistente alla didattica di un corso di Fondamenti di Informatica, per Ingegneria Civile, o Meccanica (non ricordo quasi niente, a dire la verità). E naturalmente non ero pagato, ci mancherebbe. Facevo le esercitazioni su codice binario, circuiti AND/OR/NOT, somma e sottrazioni binarie ecc. Naturalmente, non essendo un corso di laurea in Informatica, non era una materia molto importante. Capita che i docenti del dipartimento di informatica vengano chiamati a fare questi corsi di servizio agli altri corsi di laurea, e naturalmente si scocciano, e si cercano assistenti tra i dottorandi. Così fanno anche un po' di esperienza, che non guasta mai.

Appena entrai in aula, con la mia solita mise da studente di ingegneria (di dottorato, ma sempre studente), non si accorsero neanche della mia presenza e continuarono a chiaccherare fra loro. Ero uno studente tra gli altri, indistinguibile, forse solo un pochino più anziano degli altri. Quando cominciai a cancellare la lavagna, e a fare ehm ehm, e tossicchiare, qualcuno si girò a guardarmi, prima con uno sguardo tipo "che vuole questo adesso"; poi, intuendo che ero l'assistente, fece di gomito al suo amico, e sparse la voce che era arrivato l'assistente.

Io ero emozionatissimo, la voce mi tremava. Sono sempre stato un po' timido, e l'idea di essere al centro dell'attenzione mi ha sempre messo a disagio.

E poi, essere dall'altra parte per la prima volta non è semplicissimo. Tutte le volte che mi ero seduto su quei banchi ad ascoltare, ad annoiarmi, a fare disegnini, oppure a criticare il docente per come spiegava male, tutti quegli anni non erano passati invano, e in quel momento me li sentivo tutte sulle spalle come un macigno. "Riuscirò a farmi capire? E se faccio qualche errore stupido? E se si mettono a ridere alle mie spalle?"

Ma la cosa peggiore, il mio terrore più grande, era di non riuscire a riempire le due ore di lezione. Mi ero preparato degli appunti su un quadernone; degli esercizi da svolgere, delle piccole cose da spiegare. Ma, pensavo, se finisco di dire tutto quello che mi sono preparato e manca ancora mezz'ora alla fine? che faccio, improvviso? li mando via prima? Non ero il docente, non avevo il controllo sul programma; a dire la verità non sapevo neanche esattamente cosa aveva spiegato il titolare; avevo visto i titoli degli argomenti, avevo parlato con lui per 5 minuti, ma non ero sicurissimo di cosa esattamente avessero fatto. Nè potevo lanciarmi a spiegare argomenti nuovi.

Insomma, mano tremante o no, sono partito a spiegare, e mi ricordo che mi sembrava di andare a mille. Cercavo di stare calmo e mi dicevo "vai piano, vai piano, mi raccomando". E invece andavo veloce. Parlavo veloce, scrivevo veloce, non mi soffermavo a spiegare tutti i passaggi, veloce, veloce, non vedevo l'ora che finisse.

Andò bene: il materiale che mi ero preparato finì 10 minuti prima del termine delle due ore, e allora mi inventai lì per lì un ultimo esercizio a braccio, e non feci errori. L'argomento dopotutto era semplice, troppe cappellate non ne potevo dire.

Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti; moltissime ore passate a scrivere appunti, preparare slides, esercizi, esami.  E adesso vado lento. Lentissimo. Parlo lentamente, e mi concentro sul suono delle parole che escono dalla mia bocca. Spiego tutti i passaggi, e faccio delle pause per assicurarmi che non sto scordando niente di importante da dire. E quindi arrivo lungo, e spesso alla fine mi tocca accellerare un po' per finire il programma. Ho imparat le gioie della lentezza, e ho anche imparato ad apprezzare il mio lavoro, e lo trovo divertente, e anche un po' emozionante.

Ma nonostante tutta questa esperienza, ancora oggi quando comincio un corso, durante la prima lezione la voce mi trema un po' e non riesco a guardare gli studenti negli occhi.

La timidezza si può controllare, ma mai vincere veramente.

8 commenti:

  1. prima volta cosa? m5s?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ops, mi è scappato "pubblica" prima di cominciare a scrivere il post! No, niente politica, almeno per un po'.

      Elimina
    2. ok giuseppe :) Cmq sono anonimo, ma sono un tuo ex studente ora dottorando. Quindi immagina la mia emozione nel leggere la tua emozione ;)

      Elimina
  2. E adesso che le lezioni si fanno sul Web?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Adesso mi manca il contatto con il pubblico, che mi dava il feedback su come stava andando. Ingegneristicamente parlando, è come andare in open loop. Avendo un po' di esperienza, so quando devo rallentare e quando andare veloce, però in effetti il contatto umano è molto impoertante.

      Elimina
  3. Io ho fatto l'esercitatore per la prima volta l'anno scorso. È strano come le cose viste da dietro le quinte funzionino in maniera molto diversa da quello che uno si immagina da studente. Forse sarebbero un po' delusi gli studenti a vedere come un povero dottorando sia messo lì, su un corso da coprire, su qualcosa che magari non è quello su cui lavora tutti i giorni.

    Io per fortuna prima di fare l'esercitatore avevo tenuto qualche corso di programmazione per aziende. La prima volta mi avevano spedito a Trieste e dovevo fare 7 ore al giorno per 5 giorni (altro che due ore!). Credo di aver passato i primi 5 minuti a balbettare. Poi mi sono detto che non potevo balbettare per 7 ore e ho iniziato...

    Certo dev'essere un mondo un po' a parte la Normale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io ho fatto le tirate da 8 ore al giorno per 5 giorni, ma da ricercatore, quando ero già un po' più esperto. E' una fatica davvero immane!
      Per il resto, non credere che la Normale o il Sant'Anna siano poi così differenti... :)

      Elimina
  4. "il mio terrore più grande, era di non riuscire a riempire le due ore di lezione"

    Lo è sempre stato anche il mio, quando m'hanno occasionalmente chiamato per qualche corso o qualche lezione d'economia aziendale.
    Non essendo docente e non disponendo della preziosa esperienza che ti danno gli anni d'insegnamento, ho passato serate intere a coordinare con l'orologio in mano il testo e le slides.

    RispondiElimina

Attenzione: I commenti a vecchi post potrebbero essere moderati