martedì 20 marzo 2012

A che serve Twitter

(appunti personali, senza pretesa di analisi sociologica).

Uso Twitter da un paio di anni circa. Prima di allora lo consideravo una cosa inutile. Poi a una conferenza mi invitarono a seguire i tweet dell'account della conferenza, che segnalava le session, e estratti dai talk. Piano piano ho cominciato a seguire qualcuno, e poi qualcun'altro, e così via.

Adesso non è che abbia cambiato molto idea: mi sembra comunque abbastanza inutile. In realtà penso che ci sia un sacco di verità in quello che ha scritto Michele Serra (pensiero che ha poi ulteriormente chiarito) ma andiamo con ordine.

Io Twitter lo uso soprattutto per scoprire notizie interessanti tramite il passaparola, e per segnalate post o pagine web interessanti. Vale a dire: per me Twitter è una specie di RSS feed. No, aspetta, non un feed: per me Twitter ha un po sostituito la funzione "segnala agli amici" che quei disgraziati di Google hanno rimosso da GReader. Per cui, se un amico mi segnala un link, magari accompagnato da due paroline, spesso mi ritrovo a seguire il link e a leggere il post segnalato. Questo è all'incirca il 70% del mio uso.

Poi faccio la segnalazione di brani dal mio Kindle. Una specie di bookmark, per segnarmi le cose che vale la pena ricordarsi e/o citare di un libro. 

Per il resto: leggo le battute di Lia Celi, e gli aforismi di qualcuno "famoso" che sa scrivere battute da 140 caratteri. Io no, non lo so fare, quindi evito per quanto posso (anche se qualche volta mi scappa di fare qualche pessima battuta). In questo Serra ha perfettamente ragione: non è mica semplice esprimere qualcosa in 140 caratteri: la maggior parte delle volte si dicono cose scontate, inutili, irritanti.

Naturalmente, Twitter ha molti altri usi. Per esempio, i personaggi "famosi" lo fanno per autopromuoversi, anche se non sempre gli riesce. Come detto, ci vuole un'abilità speciale per riuscire a comunicare qualcosa in 140 caratteri, e la maggior parte delle persone non sa farlo. Ed ecco quindi personaggi dello spettacolo e della politica che si espongono al pubblico ludibrio a causa di messaggi superflui, irritanti, semplicemente stupidi, ecc. Chissà perché oggi bisogna essere su twitter, se no non sei nessuno. E quindi, tutte le celebrità corrono ad aprirsi account e poi non sanno che farsene.

Oggi poi ho scoperto che si possono comprare i follower. Boh, davvero avere tanti follower è qualcosa da mettere sul curriculum? Sappiamo che ci sono "web agent" che vengono assoldati da queste celebrità per "curare l'immagine web" del personaggio. Ed evidentemente, avere pochi follower è considerato una cosa negativa. Quindi spendono soldi per acquistare follower fasulli. Mah.

Poi ci sono quelli che famosi non sono ma vorrebbero esserlo. I 15 minuti di celebrità di Andy Warhol oggi equivalgono a chiedere a uno famoso di retwittarti! Divertentissima a proposito la miniserie di Zoro e Max Paiella (naturalmente su Twitter).

Poi ci sono quelli che non sanno stare 10 minuti lontano dall'Aifon e dall'app per twittare qualunque cosa facciano, ci manca solo di twittare dal cesso.
Particolarmente moleste le cronache televisive via twit: "quella lì è vestita male", "tizio non sa recitare", "la trasmissione tal dei tali andrebbe chiusa" (ma tu sei lì a guardare tutte le sante volte e farcelo sapere via twit). Il climax si è avuto a sanremo, tutti davanti al televisore con l'aifon a commentare, anzi a criticare minuto per minuto. Sembra anzi the twitter sia diventata l'estensione della TV: l'altra sera mi segnalavano che fra i primi 10 "trend", ben 7 riguardavano personaggi o trasmissioni televisive.

Ecco, Twitter come strumento per la televisione interattiva! Sigh (poi non mi verrete a dire che Serra ha torto!)

Tuttavia, io continuerò a usare twitter per leggere i link proposti dalla gente che seguo. Alla fine, quello che conta è l'uso che se ne fa, giusto?

2 commenti:

  1. Hai notato che però Twitter, molto più di Facebook, compare in televisione? Che sia più snob? E perchè non parlano di G+?

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    1. forse ne parlano di più (apparentemente) perché sembra più nuovo, ci sono i vip, si fanno più gaffe, boh. In realtà io spesso non capisco questi fenomeni sociali.

      G+ sinceramente non mi sembra sia decollato granché. Google ha tentato di forzare la mano, "suggerendo" alla sua base di utenti di spostarsi in massa su G+, ma non mi sembra abbia funzionato granché, almeno a leggere in giro.
      Io poi su facebook non ci vado mai, e su g+ ci vado molto poco, quindi non saprei proprio cosa ha fb in più rispetto a g+. Forse la base enorme di utenti che non ha nessuna voglia di spostarsi?

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