giovedì 17 marzo 2011

Testa e pancia

Ieri Francesco Costa ha scritto un bel post sulla politica.
Io non sopporto nulla di Berlusconi. Quando immagino un’alternativa a Berlusconi penso a un’alternativa sia ai suoi fini che ai suoi mezzi: le due cose non sono scindibili. Invece un bel pezzo  della sinistra italiana – quello che generalizzando e convenzionalmente viene chiamato “antiberlusconismo” – pur perseguendo fini diversi da quelli di Berlusconi, utilizza parzialmente o totalmente i suoi mezzi: la demagogia, le bugie, la violenza erbale, lo scarso rispetto verso le istituzioni, l’associare i propri avversari a dittature del passato, la superficialità, la speculazione elettorale sulle paure delle persone, l’uso strumentale dei giornali vicini per colpire gli avversari, la malafede, l’idea delle piazze e delle raccolte di firme come surrogato delle elezioni e del Parlamento, e per quanto ancora si potrebbe continuare? Penso che un’eventuale vittoria su Berlusconi conseguita con questi mezzi non sarebbe una vittoria di cui andar fieri: non sarebbe una vittoria piena e forse non sarebbe nemmeno una vittoria. [...] A parole tutti sono d’accordo, solo che si fa molta fatica a metterlo in pratica. In questo senso il problema della sinistra italiana non è che è troppo antiberlusconiana. È che non lo è abbastanza.
Chiaro, semplice e diretto. Naturalmente Francesco si riferisce ai Di Pietro, Grillo, e compagnia bella. Ma in parte è una critica anche a una parte del PD, quella che più facilmente cede alla "retorica antiberlusconiana". E non posso che essere completamente d'accordo con lui. Berlusconi si sconfigge parlando delle cose concrete, non attaccandolo strumentalmente.

Però.

C'è un però. Il post mi ha fatto pensare (ed è questo il bello di certi post, che ti stimolano ad approfondire la questione) e pongo alcuni problemi sul tavolo. Vediamo se mi riesce di comunicarveli. Il mio sarà un post lungo, se avete voglia mettetevi comodi (se no andate pure a fare qualcosa di più divertente, non è che un lungo sproloquio dopo tutto).

 

Il politico perfetto

In un partito politico perfetto, il politico presenta i propri argomenti in maniera razionale. Prende in considerazione le proposte dell'avversario e le valuta senza pregiudizi per quello che sono: proposte. E le smonta, rimonta, e poi presenta una contro-proposta, e ne spiega la ratio. Su ogni questione rilevante, si prende il tempo per pensare, e poi presenta le sue idee, e ne discute con colleghi e avversari. E' un gentiluomo d'altri tempi: non cerca di sfruttare l'onda emotiva; non cerca di prendere vantaggio dalle paure dell'elettore; discute sempre pacatamente e con calma, non insulta gli avversari, non tira in ballo dittature del passato. Non si appoggia ai giornali amici, anzi non ha giornali amici. Su ogni questione, valuta l'interesse generale del paese, e lo spiega a tutti in maniera tanto convincente che gli elettori volentieri capiscono di dover rinunciare al proprio particolare interesse in cambio di uno superiore.

Dite la verità, sarebbe il nostro eroe, il Superman della sinistra! Un politico finalmente a nostra misura! Non ci resta che cercarlo col lanternino come Diogene.

Non è così semplice purtroppo. Il sospetto è che un politico così non sia realistico. E non è colpa nostra o della poca moralità dei politici. E' che la politica moderna, il nostro caro e irrinunciabile sistema democratico, funziona in maniera diversa, e l'ottimo sopra descritto non è una soluzione ammissibile in questo contesto.

 

Il referendum sul nucleare

Ve lo spiego con un esempio. Non ho scritto post sulla tragedia giapponese, perché non avevo niente di intelligente da dire. La tragedia è così enorme che semplicemente mi sento soffocare ogni volta che ci penso. Al terromoto, allo tsunami, si è aggiunto il problema delle centrali nucleari.

Inevitabilmente, in tutto il mondo è partito il dibattito, e non sempre su basi di correttezza. In USA ad esempio un certo tipaccio ne ha dette di tremende. Ed in Italia tra un po' ci sarà il referendum, quindi non potevamo essere da meno.

Io probabilmente andrò a votare per fermare il nucleare in Italia. Non crediate che sia stata una scelta semplice. Non è così chiaro se sia conveniente o no ripartire con il nucleare. Ci sono aspetti scientifici, economici e sociali di cui tener conto. Ho letto, ho pensato a lungo, ho riletto e ri-riflettuto, e continuerò ad informarmi ed ad affinare la mia opinione fino al giorno del voto. Ma è un processo lungo, e richiede tempo e sforzo mentale. E non so se riuscirò mai a formarmi un'opinione senza ombra di dubbio. Gli aspetti scientifici, per esempio: non è così banale farsi un'idea. Io non sono un ingegnere nucleare, e probabilmente non lo diventerò mai. Le mie nozioni di fisica sono ad un livello poco più che elementare (mi fermo al programma di Fisica II e Meccanica Razionale alla facoltà di Ingegneria di Pisa di qualche anno fa). Mi dicono che le centrali di terza e quarta generazione sono più sicure. Davvero? Che vuol dire, che non avranno mai problemi? Lasciate che ne dubiti. Mi dicono che su 55 centrali in Giappone, solo una ha avuto problemi, ed era il più grande terremoto, etc. E allora? In Italia non ci sono mai stati terremoti così forti. E questo dovrebbe rendermi più tranquillo? Se ne sapeste anche solo la metà di quanto ne so io sui sistemi safety critical forse non sareste così maledettamente sicuri.

Ma per arrivare al punto: alla fine l'idea che mi sarò fatta sarà in realtà un "patchwork", un "collage", un frankenstein fatto dalle idee altrui. Non essendo esperto di tutto, dovrò ascoltare gli esperti di nucleare e fidarmi di loro. Ma io non ho accesso ai dati e non ho la competenza per analizzarli. E probabilmente neanche gli esperti hanno accesso a tutti i dati.  Leggo in giro persone di cui mi fido, ascolto il loro ragionamento, cerco di farlo passare al vaglio minimo della consistenza interna (premesse, sviluppo, conclusioni), e alla fine mi fido di loro. E per qualche ragione nel mio cervello, mi fido di più di certi esperti (quelli contro il mucleare) che di altri (quelli a favore). E devo ammettere che in questa scelta interviene inevitabilmente anche la mia parte irrazionale: ideologia, simpatia, forse anche la voce o il modo che hanno di presentarsi, lo stile di scrittura. E non posso escludere che ci sia già un'idea precostituita nella mia mente, nonostante mi sforzi di combattere contro questa tendenza. Insomma, alla fine devo per forza fidarmi di qualcuno.

E nonostante tutta questa incertezza, al sottoscritto (e a tutti voi) sarà dato il compito importantissimo di decidere se riprendere o fermare definitivamente l'avventura nucleare italiana con un referendum. Ci pensate? Non credete che ci sia una certa aleatorietà dietro tutto questo?

E' vero, saranno poche le persone che come me faranno tutto questo complicato percorso di andarsi ad informare sul nucleare. Altri saranno indifferenti (con questo delegando la decisione a noi o ai politici), altri ancora si faranno una vaga idea guardando qualche "dibattito" in uno dei "pollai" televisivi. Però non è questo il punto (non sono snob, ricordate?): il punto è che alla fine probabilmente sia io che loro decideremo più di pancia che di testa. Io forse un po' più di testa, loro forse un po' più di pancia, ma non c'è poi tutta questa differenza.

E allora, l'unica cosa che conterà sarà arrivare alla pancia della gente, più che alla testa. E in questo bisogna ammettere che a destra sono messi molto meglio di noi (incidenti nucleari giapponesi a parte).

 

Le riforme

In effetti il nucleare è un argomento parecchio complicato, serve preparazione scientifica approfondita, che uno non si può fare in 10 minuti da Santoro. Verissimo. Ma in questo nostro mondo di specialisti, ormai, tutto è diventato ultra- complicato.

Prendiamo la riforma della giustizia, ad esempio. Gli argomenti più forti sembrerebbero essere a favore della separazione delle carriere, in effetti. Ma io non sono laureato in legge, e non ho neanche le basi minime di giurisprudenza per esprimere un giudizio tecnico autonomo. Le carriere sono separate in Francia, è vero, ma non sono in grado di valutare se questo sia un bene o un male. Quindi che faccio? Leggo in giro e mi faccio un'opinione. O meglio, faccio il solito pout-pourri di idee altrui, e le faccio diventare mie. Testa o pancia? Mah. Alla fine, forse ci sarà un referendum confermativo. E anche qui alla fine sarà quasi sicuramente la pancia a decidere l'esito finale.

Di fronte a questa complessità, che fa Berlusconi? Si presenta con un foglio fatto con powerpoint, con delle bilance.


Dritto alla pancia.

In realtà, nessuno sa se una riforma sarà positiva o negativa, si può solo fare una "proiezione". Ma i sistemi sociali sono complessi, difficili da modellare, nessuno ha la risposta in tasca. Prendiamo la "riforma Gelmini". L'argomento era complicato: per migliorare una cosa come l'Università, devi conoscere almeno in parte i principali meccanismi interni. Era una discussione da specialisti, come sempre accade quando ci sono riforme di questa portata. Invece, la riforma è stata data in pasto all'opinione pubblica con un'azione preventiva e corale di accerchiamento, da manuale di marketing. "I professori sono tutti baroni", "le università italiane fanno schifo", "andrebbero chiuse tutte", "troppe lauree inutili", ecc. Non è che questi problemi non ci siano: ma non era quello il punto. Il punto era che bisognava mirare alla pancia, dritto alla pancia, per spostare il discorso dal piano squisitamente tecnico al piano della "rabbia" contro i baroni, e aquisire così il consenso necessario a fare la riforma. Non ce l'avrebbero mai fatta senza questo "attacco" alla pancia.

Migliorerà il sistema universitario italiano? In effetti questa riforma cerca di correggere dei problemi, ma non sono sicuro ci riuscirà (anzi sono quasi sicuro che non ci riuscirà affatto). Ma le critiche sono molto tecniche, servono degli specialisti. Ma cosa può uno specialista razionale contro uno che punta dritto alla pancia?

E quando saremo in grado di capire se sarà stata una buona riforma? Servono almeno 10-20 anni. Tra 20 anni Berlusconi sarà definitivamente fuori dall'agone politico, e mi sento di dire che anche la Gelmini non sarà una figura di primo piano. Se andrà male, con chi ce la prenderemo?

 

La lotta è impari

Torniamo al nostro Superman della sinistra. Che speranze ha di sopravvivere in un mondo così? Poche. Ma non è colpa sua. Come ho cercato di spiegare qui su: il mondo è complesso e stare dietro a tutto è impossibile. Per cui, il politico deve puntare alla pancia se vuole attrarre consenso. E non lo dico io: lo dimostra Berlusconi e la storia d'Italia negli ultimi 15 anni; e negli altri paesi non è molto diverso.

E' chiaro che piacerebbe a tutti avere un politico Superman, puro e duro, razionale e gentiluomo. Ma bisogna puntare anche alla pancia se si vuole conquistare l'elettorato. E' quello che gli esperti chiamano più nobilmente: "la narrazione", ovvero essere in grado di presentare una storia credibile, emozionante o per lo meno coinvolgente e convincente, al di la dei complicati aspetti tecnici.

Nel caso in questione: l'avversario è un ottimo venditore; ha il controllo del mercato televisivo; mezzi finanziari praticamente infiniti; una squadra di esperti di comunicazione senza rivali al mondo; è senza scrupoli. Presentarsi sulle televisioni del premier cercando di fare la persona razionale, spiegando pacatamente le proprie ragioni senza usare mezzucci, è un vero e proprio suicidio politico. Se combatti contro un pugile che spesso e volentieri sferra colpi al basso ventre; se tale avversario ha i guantoni pieni di ferraglia; e se l'arbitro è orbo, non puoi fare il gentiluomo, perché quello ti massacra.

Significa che dovremmo rassegnarci a votare dei politici di bella presenza e vuoti di sostanza? Politici in grado di narrare cose che loro stessi non comprendono? Retori professionisti, venditori e imbonitori in gradi di vendere il "prodotto" politico? E' proprio vero che mezzi e fini sono inestricabilmente legati, e quindi un politico dai mezzi poco simpatici è anche un politico dai fini impresentabile?

Non lo so. Mi servirebbe un esperto: ce n'è qualcuno che è arrivato fin qui e ha voglia di discuterne?

14 commenti:

  1. "Non so capire le ragioni pro o contro una decisione così cruciale, credo che sia compito degli esperti valutare e decidere. Nel dubbio, voto di vietarglielo."

    Non riesco a capire questo discorso. Anch'io non ho i mezzi per dare una valutazione tecnologica O economica. Per questo al referendum scelgo di non precluderne la possibilità, e lascio la valutazione tecnica ai tecnici. Fra l'altro, come considerazione a contorno, non conosco un ingegnere nucleare che sia antinuclearista...

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  2. Sul nucleare avrei da dire la mia ma non mi sembra il punto centrale del discorso e, comunque andrà su quello, mi sembra molto più grave e "patognomonico" quello che hanno fatto alle rinnovabili.

    "Ce n'è qualcuno che è arrivato fin qui e ha voglia di discuterne?"
    Hai già scritto tutto tu. Il resto sarà storia. Nel senso che dipenderà da chi troveremo.
    Ah, sì, in questo trovo il secondo corno del problema: non è solo la pancia del popolo, ma anche (che è collegato) il terreno di coltura dei politici e l'inerzia (nel senso di "momentum") che ha il sistema.
    Insomma, non c'è solo la prestazione competitiva di un tipo di politico rispetto a un altro; c'è anche il limite di quel che possiamo raccogliere (di quello di cui dobbiamo accontentarci) dopo questa lunga stagione.

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  3. E c'è da aggiungere un'altra cosa.
    Va bene criticare la "retorica antiberlusconiana", ma questa nasce anche per colpa di una collusione (in buona o mala fede, non mi arrischio ora a giudicare) che si ripropone spesso nel presente e non smette di riemergere quando vanghiamo il passato.
    Insomma, semplificando, dopo i D'Alema e i Violante un po' incazzato lo diventi.
    Mi piacerebbe che i vari Costa, Sofri e compagnia ogni tanto lo riconoscessero.

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  4. @endi: in effetti il post non è sul nucleare, e le idee che ho in materia sono più molto complicate di come le ho riassunte.

    Come detto non c'è solo l'aspetto scientifico del funzionamento del nucleare (che chiaramente è dominato dagli ingegneri nucleari) ma delle forme alternative di energia (per il quale, altri ingegneri potrebbero avere altrettanto titolo ad esprimersi) e anche economico e sociale . Quanto a lasciare ai tecnici la decisione: in effetti sarebbe la cosa migliore, ma non sono sicuro che il nostro governo valuterà solo gli aspetti tecnici (scientifici, economici e sociali). Ma questo è argomento complesso forse per un altro post.

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  5. @weissbach: quello che dici è corretto, ed è il motivo per cui fin quando i vari D'Alema e company saranno in giro non c'è alcuna speranza di cambiare l'immagine del PD, anche a volerci mettere il Superman del post.

    Ma in realtà, bisogna riconoscere che almeno Sofri ogni tanto lo dice, e lui ci ha anche provato ad andare a far casino nel PD, spingendo (argh!) su Matteo Renzi e Pippo Civati. Ma non è che ci sia riuscito granché. A riprova che una cosa è la bella teoria che ci raccontiamo qui su Internet, un'altra cosa è la lotta politica.

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  6. @-->Knulp
    "Che speranze ha di sopravvivere in un mondo così?"
    Non pensare che non ci abbia ragionato. La questione è proprio questa: se il mondo è così, è solo colpa degli uomini che lo compongono. Un po' come per la religione: non me ne frega nulla di "plagiare" gli altri, convincendoli che l'ateismo è più giusto. Io offro solo argomenti e cerco di farlo con la massima onestà intellettuale possibile; sta poi in loro comprenderli, razionalizzarli e farli propri: se non lo fanno (per sedimentazione, incapacità od opportunismo) il problema è loro, non mio. Anche nella lotta contro la criminalità, sono totalmente contrario all'uso di mezzi come la delazione e la collaborazione di giustizia, concedendo sconti di pena a delinquenti pluriomicidi: significa porsi sullo stesso piano di chi vogliamo combattere. Se proprio dobbiamo farlo in questo modo, facciamolo; ma rendiamoci conto che non abbiamo alcun elemento "oggettivo" per dichiararci migliori dei nostri avversari.
    Io sono arci-convinto che chi aderisce alle idee di qualcun altro "con la pancia", con quella stessa pancia prima o poi lo appenderà per i piedi a Piazzale Loreto.
    Se il nostro proposito è costruire un mondo migliore (leggi "più equo") in cui vivere, facciamolo con i criteri che riteniamo giusti: logica, razionalità, argomentazione. Altrimenti, si tratterà solo d'una presa di potere come ce ne sono state tante, senza alcuna assicurazione che chi verrà dopo sarà migliore di chi è venuto prima.

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  7. Probabilmente stiamo osservando la selezione naturale in politica all'opera. Quei superman di cui parli all'inizio probabilmente ci sono stati, ma sono stati surclassati. Noi gente, noi cittadini siamo l'ambiente che seleziona e, come sempre accade, non è detto che ciò che alla fine si seleziona sia la cosa migliore. Ma poi, migliore rispetto a cosa? I superman erano i politici del dopoguerra, gente che andava in Parlamento con il tram. Poi dopo sono arrivate le prime comodità, poi le seconde e così via, e adesso "loro" non ci rinunciano più. E del resto, chi di noi rinuncerebbe alle proprie comodità?
    Per questo occorre un nuovo dopoguerra: via tutti i vecchi politici e dentro gente che, almeno inizialmente, sia guidata da una sana idealità, da principi da tutte quelle cose che dicevi. Non è impossibile. Ora però arriva la fase peggiore: come convinci la gente? Se si presentasse uno come hai descritto tu, che dice e si comporta come vuoi tu, avresti il coraggio di votarlo? E se si, perchè tu si e la maggior parte dei tuoi concittadini no?
    Una scelta azzardata la si fa solo quando si è (o si percepisce di essere) con l'acqua alla gola. Per questo ci lanciano sempre salvagenti.

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  8. Caro lector, grazie per essere arrivato in fondo! E grazie per il contributo. Chiaramente non sei della scuola di Machiavelli! E neanche io, nessuno vorrebbe mai esserlo.

    E' chiaro che usare trucchetti sporchi è deprecabile sempre. Però non è sempre semplice tirare una linea di confine tra "bene" e "male".

    Sempre sull'università: a un certo punto la protesta era guidata dagli studenti che, perdonate l'espressione, non avevano capito una mazza. Usavano slogan populisti, quando non vetero-comunisti, tipo "il ministro vuole svendere l'università ai privati". Insomma, erano fuori strada, ma andavano sui tetti, e quindi sulle TV, rappresentando una piccola spina nel fianco per il consenso del governo.

    Che ti fa Bersani (e lo stato maggiore del PD)? Se ne approfitta per andare anche lui sui tetti. Manovra populista e criticabilissima, e infatti fu criticata anche da sinistra. Secondo me esagerando.

    E' vero che era una manovra populista: andare lì in mezzo agli studenti per "approvare" la loro protesta era sicuramente un pescare nel torbido, un approfittarsi indebitamente della situazione, uno sfruttare la "pancia" per avere un vantaggio politico.

    Però la critica da fare al PD non era quella (il mezzo), quanto IL FINE. Quale riforma ha proposto il PD in cambio della riforma Gelmini? Niente, non pervenuta. Magari ce l'avevano anche, ma sono sicuro era un papello lungo e ridicolmente fuori bersaglio (ricordo ancora i 100 campus di Veltroni).

    Se avessero avuto una controproposta decente da discutere con il governo, il mezzo (salire a fare casino con gli studenti) non mi avrebbe fatto né caldo né freddo, anzi lo avrei approvato con entusiasmo.

    Rimane il dubbio concreto: se avessero avuto una contro-proposta, come avremmo fatto noi elettori a saperlo? Senza uno che è in grado di fare una "narrazione" convincente (come ha fatto tutto il centrodestra), e ha i mezzi (TV, giornali ed altro) qualunque proposta rimane nei cassetti polverosi del parlamento, senza speranza di vedere mai la luce.

    Tu dici: "io faccio il mio discorso razionale, se qualcuno vuole ascoltare bene, se no pazienza". Ma non sono sicuro che possiamo permetterci di avere sempre un approccio del genere in pratica.

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  9. @-->Knulp
    "Ma non sono sicuro che possiamo permetterci di avere sempre un approccio del genere in pratica"
    E' vero. Così come non sono affatto sicuro che possiamo illuderci di sconfiggere la criminalità organizzata senza l'utilizzo di mezzi "sporchi" e senza la limitazione delle libertà civili dei più, per colpire i pochi (come fece Mussolini con il prefetto Mori).
    E pure non sono sicuro che non si debba assolutamente ricorrere alla "persuasione" delle masse per fermare atteggiamenti criminali quali quelli di Ratzinger nei confronti dell'AIDS e del preservativo.
    Trasposto nella prassi, riconosco che il mio discorso sfiora l'ascetismo e pecca d'ingenuità.
    Ma, seppur con un certo grado di approssimazione, da quello che m'è stato riferito direttamente da conoscenti che vivono lì, sembra che i popoli del Nord Europa siano riusciti a conseguire un ragionevole equilibrio sociale tra "politica" e "moralità".
    Dunque, è possibile.
    Mi chiedo: perché loro sì e noi no?

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  10. @paopasc: quest'idea della selezione naturale del politico non è tanto sbagliata. Me la segno! Non credo però si riuscirà a tornare ai bei tempi antichi del "politico superman", mi sembra che l'evoluzione punti sempre in una direzione ben precisa e c'è pochissimo spazio per tornare indietro.

    @lector: perché loro sì e noi no? Non lo so, penso sia un problema culturale, storico, insomma parecchio complicato. Penso in particolare agli svedesi e danesi. Ma a parte pochi paesi così, gli altri si lamentano di cose molto simili alle nostre: in germania della Merkel, che cambia idea a seconda dei sondaggi e dei risultati delle elezioni locali; in francia di sarkozy, considerato un novello berlusconi; in spagna di zapatero, considerato un vuoto pupazzo statalista.

    Fatto sta che io, come italiano, metterei 2000 firme per essere come loro. Tutto è relativo, è vero: anche in altri paesi sono scesi a compromessi, sicuramente molto più ragionevoli e accettabili di quello nostro. Dunque è possibile. Ci resta da capire qual'è il nostro problema, e trovare una soluzione accettabile che ci avvicini perlomeno a loro (e che non passi da una dittatura).

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  11. E' la democrazia, bellezza!
    E non nel senso di "non possiamo farci niente, è il meno peggio che abbiamo", perché la soluzione c'è, ed è una società libertaria.

    Fuor di slogan (ad un post lungo come questo non è educato rispondere con slogan di poche parole, ma ultimamente sono un po' preso, per questo intervengo solo ora), i problemi che hai indicato sono intrinsecamente connaturati al meccanismo del voto elettorale, della "dittatura della maggioranza".

    Fino a qualche mese fa avrei sottoscritto ogni parola di questo tuo post con mesta rassegnazione.

    Ora sottoscrivo ogni parola con quel sentimento simile alla rabbia di chi sa che non è affatto inevitabile che le cose stiano così e che un'alternativa concreta è possibile, anche se non si vede all'orizzonte nemmeno col binocolo.

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  12. Ot, arrivo in ritardo per l'interessante dibattito, per non perdermi il prossimo, ti inserirei tra i blog che seguo, a patto tu mi dia il benestare.

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  13. benestare concesso volentieri! (non mi costa niente vero? non è che è una di quelle offertone telefoniche di cui poi pentirsi?) (scherzo, ovviamente)

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